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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2011 alle ore 20:03.

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Zavoli racconta Zavoli: ripercorrere il passato guardando al futuro (Imagoeconomica)Zavoli racconta Zavoli: ripercorrere il passato guardando al futuro (Imagoeconomica)

Del suo ultimo libro, con la consueta umiltà che l'ha sempre contraddistinto, ha scritto che «è in fondo il tentativo di capire ciò che la memoria, dalla più lontana alla più incombente può lasciare a un bambino che pare avviato, come fu per me alla sua età, a diventare "scriventista", una parola salvata a lungo, in silenzio, dall'immaginazione innocente di mia madre». Quel bambino è poi diventato Sergio Zavoli, «un principe del giornalismo televisivo», come ebbe a definirlo un altro grande, Indro Montanelli. Ma non ha dimenticato gli anni dell'adolescenza, della giovinezza e della maturità, e li ha racchiusi nel libro "Il ragazzo che fui", edito da Mondadori e presentato oggi in anteprima dalla Fondazione Biagio Agnes presieduta da Simona Agnes, figlia dello storico direttore generale della Rai, scomparso a maggio.

Una storia personale che è, al tempo stesso, anche un viaggio nella memoria dell'Italia e che ripercorre il passato guardando al futuro attraverso la riscoperta delle fondamenta del nostro Paese. Perché l'autobiografia di Zavoli ricostruisce gli ottant'anni di un grande personaggio e di un testimone attento del nostro tempo. Così i ricordi di gioventù dell'attuale presidente della commissione di Vigilanza della Rai sono anche l'occasione per rimandare indietro il nastro della memoria: l'uomo dell'inchiesta, il maestro di giornalismo decide di narrare uno scorcio di questa nazione attraverso il suo vissuto personale e professionale.

In quelle pagine, infatti, c'è anche il giornalista meticoloso che ripercorre gli anni del terrorismo, delle stragi, esemplarmente raccontati nelle 18 puntate di una delle sue creature televisive più celebri: la "Notte della Repubblica" in cui, come chiarisce lo stesso Zavoli, «gli anni di piombo vengono rivissuti mettendosi allo stesso livello di chi li percorse». Archivio prezioso, insomma, delle pagine più difficili della storia repubblicana, ma anche bussola per orientarsi nel passato senza però rimanerne vittime. «Senza ricordo, disse Borges, - ha spiegato Zavoli un po' di tempo fa - ci si avvia verso un'amnesia finale che cancella ogni traccia della nostra vita privata e pubblica». L'importante, è la postilla del senatore del Pd, «è non chiedere alla memoria di sostituire il presente: abbiamo già avuto». (Ce.Do.)

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