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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2011 alle ore 06:38.

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Dopo una lunga serie di rinvii, che non faceva presagire nulla di buono, alla fine la nuova Libia ha un nuovo Governo. L'Esecutivo ad interim che traghetterà il Paese verso le elezioni, le prime dopo 42 anni di regime, sarà composto da 24 ministri. E uno dei ministeri più importanti, forse il più strategico per un Paese produttore di greggio come l'ex regno di Gheddafi, è stato affidato a una vecchia conoscenza della major energetica italiana Eni; a guidare il ministero del petrolio, in una fase particolarmente delicata, sarà Abdurahman Benyezza, un ex dirigente dell'Eni . «Benyezza – hanno spiegato fonti libiche al Sole 24 Ore - è di Misurata, è un tecnico molto competente. Una buona scelta per riportare l'industria petrolifera ai valori precedenti lo scoppio della rivolta e a valutare i progetti di aumento della capacità produttiva».
Quanto agli altri ministri, agli Esteri, a sorpresa, è stato nominato Ashour Bin Hayal, un politico di Derna, la città più religiosa della Libia. Alla Difesa andrà Osama al-Juwali, un capo militare del combattivo clan degli zintani, uno dei gruppi di ribelli più attivo durante la guerra civile. Per un Paese appena uscito da una guerra civile, sprovvisto di un esercito nazionale, e diviso da clan armati, la Difesa è una della poltrone più importanti. Le anticipazioni della vigilia volevano Abdelhakim Belhaj, capo del consiglio militare di Tripoli, vecchio leader del fronte islamico combattente, ed ex internato a Guantanamo. Belhaji è stato escluso. Come altri islamisti. Ed è questa la vera sorpresa. I timori che la nuova Libia potesse essere guidata da un Governo estremista si sono rivelati infondati.
«È rappresentato tutto il Paese», ha sottolineato il neo premier Abdurrahim El-Keib, un competente tecnocatre che tuttavia non eccede nel carisma. El-Keib ha precisato come il criterio della professionalità e della competenza sia stato adottato per la scelta dei ministri. Agli Interni andrà invece, Fawzi Abdel A'al, ianch'egli di Misurata, la città simbolo della resistenza libica, ridotta in macerie dai lealisti. L'altrettanto delicato compito di gestire le finanze sarà ricoperto da Hassan Ziglam, un altro dirigente petrolifero. «Apprendo con piacere - ha scritto il premier italiano Mario Monti in un messaggio al premier libico - la notizia della formazione del Governo transitorio. Esso avrà il compito fondamentale di guidare la Libia in questa fase di passaggio verso le elezioni e la democrazia. Il mio Paese continuerà a restare al fianco del popolo libico e ad assicurare tutto il sostegno che il Suo Governo riterrà necessario».
La creazione del Governo è stata il frutto di un difficile compromesso tra le diverse fazioni dei ribelli, soprattutto tra cirenaici e tripolitani.
Il suo annuncio avviene nel giorno in cui il procuratore generale dell'Aja, Luis Moreno Ocampo è arrivato a Tripoli per discutere con le autorità del Comitato nazionale di transizione (Cnt) il processo a Saif al-Islam Gheddafi. Il figlio del rais, candidato alla sua successione e arrestato sabato nel sud della Libia, era stato incriminato lo scorso maggio dalla Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità insieme a suo padre e al capo dei servizi segreti Abdulaah al-Senoussi. Le autorità libiche hanno insistito che dovrà essere processato in Libia. Se così fosse, rischierebbe la condanna a morte. Preso atto della volontà del Cnt, Ocampo ha dichiarato che Saif al-Islam può essere processato in Libia. Ma ci sono dei punti oscuri nella vicenda. Il luogo di prigionia di Saif è un esempio di come la nuova Libia sia ancora pericolosamente divisa tra clan. Perché Saif non è nelle mani del Cnt, ma si trova a Zintan, una cittadina alle pendici dei monti Nafusa, nella regione occidentale del Paese. Sono stati gli zintani a catturarlo, e ora non intendono consegnarlo, neanche al Cnt. Quanto all'ex capo dell'Intelligence, Senoussi, La notizia della sua cattura è stata diffusa domenica. Da allora, tuttavia, non si hanno avute più sue notizie.
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