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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2011 alle ore 08:09.

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ROMA. Incontro in chiave europea, ieri sera al Colle tra Giorgio Napolitano e Mario Monti, ma anche un primo giro di orizzonte sulle misure in cantiere e sui vari dossier all'esame del governo.
Il presidente del Consiglio ha informato nel dettaglio il Capo dello Stato sul contenuto dei colloqui di due giorni fa a Bruxelles con il presidente della commissione europea Manuel Barroso e il presidente permanente dell'Unione, Herman Van Rompuy. È stato il battesimo europeo del neonato governo, che Napolitano ha seguito con grande attenzione. Si consolida, anche in queste prime battute, l'asse tra Quirinale e Palazzo Chigi. E il primo terreno di totale consonanza è proprio l'Europa.

Napolitano, anche in previsione degli incontri di oggi del presidente del Consiglio a Strasburgo con Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, ribadisce che le decisioni su come affrontare e superare la più grave crisi dell'eurozona non possano che essere «forti e condivise a livello europeo». Come appare del resto chiaro da quel che sta accadendo in questi giorni - ha ribadito il Capo dello Stato - le tensioni nei mercati internazionali, con lo spread Btp-Bund che ieri ha nuovamente lambito i 500 punti base, «non riguardano certo solo l'Italia».

Risposta europea a una crisi tutta europea, dunque. È più o meno quel che, con accenti più forti, ha sostenuto ieri il presidente francese: «O ne usciamo insieme od ognuno di noi morirà».

Napolitano e Monti sulla questione concordano pienamente: non vi sono possibili soluzioni nazionali alla crisi dell'eurozona. «È un elemento su cui riflettere, perchè i problemi riguardano tutti», ha insistito Napolitano. Il colloquio è servito peraltro a ripristinare quella che al Colle viene definita la «normalità» dei rapporti tra palazzo Chigi e Quirinale, con incontri che precedono regolarmente le riunioni di governo, oppure importanti meeting internazionali. La squadra è tutta al lavoro, ha osservato il presidente del Consiglio, anche se si sconta com'era prevedibile una fase di rodaggio per la predisposizione e l'approfondimento dei vari dossier.

La linea è condivisa: pieno coinvolgimento del Parlamento. Rapporti tra governo e Camere che il presidente della Repubblica ritiene debbano essere ispirati a una collaborazione «efficace e fruttuosa». Questione al centro del pranzo di lavoro di Monti con i presidenti delle Camere, Renato Schifani e Gianfranco Fini, alla presenza del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda. Il punto di vista del Capo dello Stato è che in questo scorcio finale di legislatura, anche grazie al nuovo auspicato clima politico che ha accompagnato la nascita del governo Monti, si individuino in Parlamento temi sui quali si possa far confluire il massimo dei consensi.

Lo ha detto chiaramente due giorni fa ricevendo al Colle i rappresentanti delle Chiese evangeliche in Italia: si possono creare le condizioni «per una maggiore obiettività e costruttività del confronto tra gli schieramenti politici, che naturalmente hanno ciascuno una propria identità, anche nel quadro della nuova soluzione di governo che si è resa necessaria».

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