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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2011 alle ore 08:47.

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Il sistema dei partiti sembra esserci fino al collo. La tempesta giudiziaria su Finmeccanica scatenata dal pm Paolo Ielo profila uno scenario simile a Tangentopoli. Ielo, milanese, viene proprio dal pool di Mani pulite. Ma i politici si difendono, distinguono, smentiscono, cadono dalle nuvole. Ielo comincia da una traccia esile, un filone d'inchiesta secondario su Enav. Poi condivide con il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo il primo indagato che potrà dare buoni frutti investigativi: l'imprenditore Tommaso Di Lernia.

L'inchiesta scava, non si ferma, si allarga. Sull'Enav, ente pubblico, si può ipotizzare il reato di corruzione, a differenza di Finmeccanica, società di diritto pubblico. Ielo poi si scontra, in modo durissimo, con Capaldo, che rimette la delega su Finmeccanica dopo le polemiche sulla sua cena con Marco Milanese e con Giulio Tremonti. Capaldo - che ha chiuso l'inchiesta sulla Digint, società di Finmeccanica dove entra il faccendiere Gennaro Mokbel - si è difeso sostenendo che non sapeva che Milanese fosse indagato a Napoli. Fatto sta che Ielo, d'intesa con il pg aggiunto Alberto Caperna, riprende tutti i fascicoli di Capaldo.

E risente gli indagati: Lorenzo Cola, già arrestato da Capaldo, come Marco Iannilli, commercialista di Cola, e Di Lernia, l'altra «gola profonda». Il triangolo Enav-Finmeccanica e la controllata Selex Sistemi Integrati sembra così un circuito chiuso e organizzato. Appalti, secondo gli accusati del tutto in regola, che nasconderebbero invece laute «stecche». Secondo Di Lernia, l'ad di Enav Pugliesi porta 200mila euro al tesoriere Udc, Pippo Naro, destinati a Pier Ferdinando Casini. Replica Casini: «È una vicenda lunare, comunque ho fiducia nella magistratura». Non solo Udc: i nomi dei partiti spuntano come funghi. Tutti, o quasi. Viene tirato in ballo Altero Matteoli e una società a cui sarebbe legato, Optimatica, ma lui smentisce. Ci sarebbe un'altra società vicina a Marco Follini. Cola parla di un «tavolo delle nomine» a cui avrebbero partecipato «Brancher, Gasparri o La Russa e un uomo della Lega».

L'inchiesta sembra sfiorare il sindaco di Roma Alemanno, che rigetta le accuse. E i vertici aziendali, chiamati in causa senza tanti giri di parole, si difendono fino all'ultimo. Guarguaglini ribadisce a più riprese la sua correttezza. La moglie, Marina Grossi, ad di Selex Si, è sulla stessa linea. La difesa di Pugliesi contesta le accuse di Di Lernia. Un terremoto, insomma, di cui non si vede ancora la fine. In realtà il vero ordigno, il più potente esplosivo investigativo, forse non parte da Roma. Ma è a Napoli. Le due procure, però, non camminano separate, a quanto risulta, anzi. Ielo incrocia i colleghi napoletani – Vincenzo Piscitelli e John Henry Woodcock - già una prima volta con l'inchiesta su Marco Milanese, la barca, i veti incrociati sulle nomine a Finmeccanica. Ora però siamo già oltre.

A parlare, con i pm napoletani, è Lorenzo Borgogni, ex potentissimo capo delle relazioni esterne a piazza Montegrappa. «Sono il collettore di rapporti con i politici per conto di Finmeccanica» ha detto. Gli omissis sulle carte giudiziarie si sprecano, ma molti tremano. La procura di Napoli sembra agire a tutto campo, quella di Roma più in profondità: una morsa giudiziaria micidiale. I pm partenopei accusano Finmeccanica di corruzione internazionale e non hanno ancora chiuso l'inchiesta su un appalto che coinvolge il Viminale. Borgogni collabora, può aprire scenari infiniti agli investigatori: il suo patrimonio informativo è enorme. Anche per essere stato legato per anni a Guarguaglini. E a Napoli potranno aprirsi nuovi filoni d'indagine. Si parla di capannoni affitttati a politici leghisti, per esempio. Il reato di finanziamento illecito ai partiti è dietro l'angolo e la tempesta giudiziaria sarà ancora lunga.

marco.ludovico@ilsole24ore.com

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