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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2011 alle ore 15:22.

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Le auto ancora una volta nel mirino degli amministratori quando si tratta di escogitare misure per abbattere gli inquinanti urbani e le polveri sottili. Ma sono davvero proprio le automobili le principali responsabili dell'inquinamento cittadino, nonostante l'enorme evoluzione tecnica che le ha trasformate in veri veicoli a emissiioni ultrabasse?

Ecco un po' di dati. Le emissioni inquinanti sono state ridotte negli ultimi 20 anni del 95% in virtù di modifiche radicali alle tecnologie motoristiche. L'introduzione dei sistemi catalizzati nel 1991, e delle benzine senza piombo ha creato un punto di non ritorno nell'industria. E le normative con limiti sempre più stretti hanno permesso di abbattere quasi a zero le emissioni di inquinanti come gli idrocarburi incombusti e gli ossidi di azoto. Basti pensare che in base allo standard Euro 1 i veicoli a benzina potevano emettere 0,97 grammi di Hc per chilometro, con le norme Euro 2 il limite scese a 0,50 (0,70 nei diesel) per arrivare a zero per i motori a benzina e 0,17 nei diesel a partire dalle regole contenute nella direttiva successiva.

E per quanto riguarda il particolato nei motori diesel da 0.140 g/km si è passati agli attuali 0,005 grammi previsti dalle normativa Euro 5 e 6. Insomma le trappole contro le polveri sottili funzionano così come i sistemi di catalizzazione selettiva a base di urea. A proposito di polveri sottili Pm10 gli scarichi delle autovetture pesano, in Italia, per l'8% mentre le gomme e i freni per il 4 per cento. E questo vuol dire che anche le auto elettriche ed ibride emettono polveri sottili, a causa del'immisione in atmosfera dei materiali derivanti dal consumo di pnematici e freni. In totale le auto producono il 12% di Pm10 il resto è generato da fabbriche, riscaldamenti residenziali, combustione naturale, motocicli e ciclomotori (3%) e veicoli pesanti (9%).

Per quanto riguarda le emissioni di Co2 (che non è un inquinante) la direttiva 91/441,-93/95, alias Euro 1, prevedeva per i propulsori ciclo otto e quelli diesel 2,72 grammi per chilometri, il limite scese a 2,20 e 1 e con Euro 3 si passò a 2, 30 e 0,64. Con Euro 4 i limiti divennero 1 e 0,50. Valori immutati per le due direttive successive. Un segno tangibile che iniezione a controllo digitale e sistemi di catalizzazione hanno reso possibile in due decadi un sostanziale abbattimento delle emissioni allo scarico.

L'elaborazione delle emissioni medie ponderate di Co2 in Italia degli ultimi anni, sia a livello regionale, sia per segmenti dimostra chiaramente come dal 2006 al 2009 sia costantemente diminuita l'emissione media ponderata di gran lunga oltre 12 punti, accelerando in particolare modo la sua flessione nel 2009, grazie alla presenza di consistenti incentivi al rinnovo del parco, che hanno favorito le vendite di vetture di piccole dimensioni e a basso impatto ambientale e portandosi ad un dato di 136,6 g/km. Molto più virtuose sono le regioni del Sud Italia rispetto a quelle del Nord, grazie anche alla notevole diffusione di auto appartenenti ai segmenti più piccoli e delle motorizzazioni diesel che consumando di meno, e più efficenti come ciclo termico, emettono anche meno Co2.

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