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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2011 alle ore 14:07.

Magari non si andrà a finire su cartelloni 6x3, ma solo incorniciati in quattro lati d'argento in salotto. In ogni caso, per chi desidera un ritratto firmato Oliviero Toscani basta andare oggi pomeriggio dalle 15 alle 19.30 alla Galleria Alberto Sordi di Roma, dove il fotografo ha allestito una specie di temporary studio. «Venite con la vostra famiglia, con la vostra o il vostro amante, con il cane, da soli o come vi pare», dice nel suo invito Toscani, che si è inventato questa forma di fundraising per sostenere il suo partito, i Radicali. Per avere il ritratto, infatti, bisogna avere in tasca almeno 200 euro, che saranno interamente devoluti al partito di Emma Bonino e Marco Pannella.
Forse non ci sarà la fila, anche perché 200 euro non sono pochi anche per il peggior narcisista, ma certo l'idea di Toscani fa fare un bel passo in avanti al fundraising dei partiti, che in Italia è ancora piuttosto scarso.
Soprattutto a causa della celebre legge 515 del 1993 che permette ai partiti stessi di ottenere consistenti rimborsi elettorali. Insomma, che bisogno c'è di mettersi a vendere spillette, kit per feste o T-shirt quando i soldi arrivano comodamente in cassa dallo Stato?
A confermare questa tendenza è stata anche una ricerca del Centro Studi sul Non Profit in collaborazione con l'agenzia Raise the Wind, pubblicata nel marzo scorso: da noi solo il 44% dei partiti realizzano attività di fundsraing (con il Pd che si è affidato a un fundraiser professionale), a fronte di un pieno 100% negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Di questi, solo 2 partiti su 18 considerati, per esempio, hanno uno store online (Pd e Lega Nord).
Su questo fronte gli Stati Uniti ci battono con ampio margine: in vista delle prossime presidenziali del 2012, Barack Obamasta vendendo sul suo sito non solo le classiche magliette e i pin, ma anche pantaloni da yoga, palline da golf, spatole da barbecue e taglieri di legno. E donando almeno tremila dollari si può partecipare all'estrazione di una cena con il presidente. Si può portare anche un amico.
Da noi, le cene sono le modalità più gettonate e bipartisan: il Pd di Palermo ne ha organizzata una ad aprile ("A cena con Fassino"), mentre l'anno scorso, per sedersi a tavola nella romana Villa Miani e contribuire alle attività della Fondazione FareFuturo di Gianfranco Fini, bisognava sborsare mille euro. E si dice che gli imprenditori che parteciparono a una cena Pdl a villa Gernetto, proprietà di Silvio Berlusconi, abbiano pagato ventimila euro a testa. Su un fronte più tecnologico, invece, nel 2005, nessuna compagnia telefonica rispose positivamente all'idea di Enrico Deaglio di sostenere la coalizione di centrosinistra con una donazione inviata via sms.
Se la legge sui rimborsi elettorali verrà abolita, allora forse la creatività dei partiti-fundraiser si metterà in moto. Ma bisogna fare i conti anche con altre caratteristiche del nostro sistema politico, sottolinea sempre la ricerca: la mancanza di un programma chiaro da sottoscrivere e di rendiconti spese dei partiti, ma anche la legge elettorale vigente che allontana i cittadini dai propri rappresentanti.
Insomma, una foto d'autore in una bella galleria romana o una spilletta a una festa possono essere delle prime, buone idee. Ma l'evoluzione vera verso la partecipazione e la trasparenza può partire solo dal Parlamento.
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