Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2011 alle ore 10:36.

Suicidio assistito in Svizzera per Lucio Magri, 79 anni, fondatore nel 1969 de Il Manifesto, voce eretica della sinistra italiana. A darne notizia il quotidiano da lui fondato e La Repubblica, che gli dedica due pagine ripercorrendo le tappe della sua storia politica.
«Vivere gli era diventato intollerabile», scrive il quotidiano di Ezio Mauro, raccontando questo ultimo viaggio senza ritorno che Magri ha annunciato solo ai suoi amici più cari, come Luciana Castellina e Valentino Parlato, storici compagni de Il Manifesto. La motivazione? «Una depressione vera, incurabile. Un lento scivolare nel buio provocato da un intreccio di ragioni, pubbliche e private. Sul fallimento politico - conclamato, evidentissimo - s'era innestato il dolore privato per la perdita di una moglie molto amata, Mara, che era il suo filtro con il mondo». Sarà seppellito accanto a lei a Recanati.
Magri nasce a Ferrara il 19 agosto 1932, cresce a Bergamo, prime esperienze politiche, agli inizi degli anni Cinquanta, con la Dc di cui dirige dal 1955 il periodico «Il ribelle e il conformista». Nel 1958 l'adesione al Pci dove nel 1969, sulla scia dei fermenti del 1968, crea il gruppo storico di dissidenti del Manifesto con Luigi Pintor, Rossana Rossanda, Aldo Natoli; quindi la rivista e l'omonimo quotidiano che esce in edicola il 23 giugno. Il successivo novembre il gruppo viene radiato dal Pci.
©RIPRODUZIONE RISERVATA