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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2011 alle ore 17:58.

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Si potrebbe forse definire la maledizione del vicepresidente del Pirellone. Il democratico Filippo Penati (ora sospeso dal partito, accusato di corruzione per le presunte tangenti a Sesto San Giovanni) ha evitato l'arresto per un soffio, Franco Nicoli Cristiani, forzista prima e ora pidiellino, in Regione Lombardia dal 1995, è finito in carcere nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Brescia per una presunta tangente da 100 mila euro (secondo l'accusa gli sarebbe stata consegnata da Pierluca Locatelli, imprenditore attivo nello smaltimento dei rifiuti, e sarebbe servita per accelerare l'iter di autorizzazione di una discarica nel cremonese).
All'epoca dei fatti Penati era vicepresidente del Consiglio regionale lombardo (a lui è subentrata ora Sara Valmaggi), stessa carica ricoperta da Antonio Nicoli Cristiani.

Il Pdl è sotto shock, e anche la Lega
Il partito di maggioranza è «sgomento», ma «la speranza» - dice il capogruppo pidiellino in Consiglio regionale, Paolo Valentini - «è che il collega possa dimostrare nei fatti la sua piena innocenza». «Convinto dell'integrità morale» di Franco Nicoli Cristiani si dice il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, «certo che in tempi brevi si chiarirà la sua posizione».

«Profondamenta colpito» dalla notizie che riguardano il suo vice è Davide Boni, presidente (leghista) del Consiglio regionale lombardo. Anche lui ha «piena fiducia nell'operato della magistratura» e confida «nel fatto che Franco Nicoli Cristiani possa dimostrare l'estraneità ai fatti contestatigli».
Ma per Matteo Salvini, europarlamentare del Carroccio e consigliere comunale a Palazzo Marino, iniziano a essere «un po' troppi i problemi nel Pdl». Salvini ricorda i casi di Desio, Cassano d'Adda, Buccinasco, Arese e Garbagnate, e sottolinea come la Lega faccia «molta attenzione a chi candida, speriamo in futuro lo facciano anche gli altri» (il Pdl).

Tutti i principali gruppi del Pirellone preferiscono non addentrarsi, per il momento, nei contenuti dell'inchiesta di Brescia. Ma le opposizioni premono per una valutazione del dato politico. I democratici vogliono le dimissioni di Franco Nicoli Cristiani dalla vicepresidenza del consiglio e chiedono che il presidente della Giunta, Roberto Formigoni, riferisca in aula «già martedì prossimo, avviando subito un'indagine all'interno dell'Arpa».

Dall'Italia dei Valori il senatore Gianpiero De Toni scrive in una nota che la vicenda che coinvolge Nicoli Cristiani «non fa che confermare l'esistenza di un gravissimo traffico illecito di rifiuti al Nord che da tempo l'Idv denuncia con forza».

Di «una gigantesca cupola ecomafiosa» parla Legambiente Lombardia. «Abbiamo chiesto invano chiarimenti all'istituzione regionale, ora è chiaro che ci eravamo rivolti all'indirizzo sbagliato», dice Damiano Di Simine, il quale chiede che sia il Governo, e in prima persona il ministro Passera, «a verificare la legittimità delle decisioni fin qui assunte». Per Giulio Cavalli, di Sinistra Ecologia e Libertà «questa Giunta Formigoni ha un grave problema di credibilità».

Intanto questa mattina, per una strana coincidenza, quasi contemporaneamente all'arresto di Nicoli Cristiani, il governatore lombardo Formigoni ha insediato il Comitato per la trasparenza degli appalti e sulla sicurezza nei cantieri. Compiti dell'organismo: la raccolta di tutte le informazioni utili alla valutazione della trasparenza degli appalti, la segnalazione di problematiche promuovendo forme di comunicazione diretta ai cittadini attraverso il portale di Regione Lombardia, la stretta collaborazione con la Giunta e il Consiglio, l'individuazione e la diffusione di linee guida per semplificare, uniformare e supportare le attività delle stazioni appaltanti e degli operatori.

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