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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2011 alle ore 09:05.

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La corruzione aggrava la crisi in EuropaLa corruzione aggrava la crisi in Europa

La corruzione sta aggravando la crisi del debito in Europa. Lo sostiene Transparency International, che nella sua relazione annuale pubblicata oggi sottolinea la pessima posizione di Italia e Grecia.

Secondo l'organizzazione internazionale non governativa, le difficoltà economiche che attraversa l'eurozona sono "in parte legate all'incapacità dei poteri pubblici di combattere la corruzione e l'evasione fiscale, fra le cause principali della crisi", osserva la relazione.

Stando all'indice graduato da 0 (livello di corruzione percepito come massimo) a 10, l'Italia riceve un 'rating' di 3,9, la Grecia di 3,4: il nostro Paese occupa così una poco invidiabile 69esima posizione nella classifica delle nazioni più trasparenti, mentre la Grecia è in ottantesima. La graduatoria a cura di Transparency prende in considerazione 182 Paesi.

Francia e Germania, in cui molti sperano per risolvere i problemi dell'eurozona, si classificano rispettivamente 25esima e 14esima.
La crisi europea "riflette una debole gestione finanziaria, una mancanza di trasparenza oltre che un cattivo utilizzo dei fondi pubblici", ha affermato Robin Hodess, direttore ricerca in seno a Transparency.

La Somalia e la Corea del Nord condividono il 182esimo e ultimo posto di questa classifica e sono dunque i Paesi percepiti come più corrotti, con un 'rating' di 1,0. All'opposto la Nuova Zelanda, che occupa il primo posto della graduatoria con 9,5 punti, davanti a tre Paesi nordici - la Danimarca (9,4), la Finlandia (9,4) e la Svezia (9,3) - e Singapore (9,2).

Circa due terzi dei Paesi dell'elenco hanno punteggi inferiori a 5, cosa che dimostra, secondo l'ong, che resta molto da fare nel quadro della lotta anti-corruzione. «Che sia in Europa, colpita dalla crisi del debito, o nel mondo arabo, all'alba di una nuova era politica, i dirigenti devono valutare l'esigenza di una miglior governance», ha sottolineato Huguette Labelle, responsabile di Transparency International, organizzazione con sede a Berlino.

La maggior parte dei Paesi arabi occupa la parte più bassa della classifica, con rating inferiori a 4. Prima del movimento che è stato ribattezzato della "primavera araba" , Transparency aveva ritenuto che «nepotismo e corruzione fossero così radicati nella vita di tutti i giorni che anche le leggi anti-corruzione in vigore hanno poco effetto».

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