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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2011 alle ore 20:04.

Domenica prossima in Croazia ci saranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento. Per il partito di centrodestra che fu di Franjo Tudjman, l'Unione democratica croata (Hdz) che ha governato ininterrottamente il Paese fin dalla dichiarazione di indipendenza salvo una breve parentesi tra il 2000 e il 2003, il canto del gallo di lunedì mattina porterà probabilmente la notizia di un risultato pessimo nelle urne.
Tutti i sondaggi infatti indicano una vittoria quasi sicura per l'alleanza di partiti di centrosinistra che fanno parte della Kukuriku Koalicija, la Coalizione Chicchirichì.
La bizzarria onomastica si spiega con il fatto che i leader dei quattro partiti che hanno stretto il patto elettorale (il Partito socialdemocratico, il Partito del popolo croato-Liberaldemocratici, l'Assemblea democratica istriana e il Partito dei pensionati) hanno tenuto la loro prima riunione presso il ristorante Kukuriku di Kastav, un paese nei pressi di Fiume. Il nome Chicchirichì si è poi imposto in quanto allude chiaramente anche al risveglio della Croazia, auspicato dai politici di centrosinistra, dal lungo regno dell'Hdz.
Le inchieste preelettorali prevedono un largo distacco tra la Coalizione Chicchirichì e l'attuale partito di governo: un sondaggio pubblicato di recente dall'importante quotidiano Vecernji List attribuisce il 42 per cento a Kukuriku e soltanto il 23 all'Hdz. In conseguenza del sistema elettorale croato, il 42 per cento dei voti dovrebbe essere sufficiente al centrosinistra per accaparrarsi la maggioranza dei seggi nel prossimo Parlamento, nel quale, come deputato garantito alla minoranza di lingua italiana, siederà sicuramente Furio Radin, il cui seggio non è conteso da alcun avversario.
Per l'Hdz e per la premier uscente Jadranka Kosor la pressoché certa débâcle elettorale costituisce una beffa. Probabilmente infatti il prossimo 9 dicembre, a Bruxelles,una Kosor fresca di sconfitta elettorale firmerà ufficialmente il trattato di adesione all'Ue della Croazia, un'adesione per la quale proprio lei, così come il suo predecessore e compagno di partito Ivo Sanader, ha lavorato alacremente. Soltanto nel luglio 2013, se non si verificheranno inceppamenti delle pratiche, l'ingresso a tutti gli effetti della Croazia nell'Ue trasformerà i Ventisette in Ventotto.
La casa europea, che pure non vive certo una delle sue stagioni più liete, è un obiettivo importante per la Croazia che ha vissuto meno di vent'anni fa una guerra sanguinosissima e che con l'adesione all'Ue, secondo paese della ex Jugoslavia dopo la Slovenia, intravede un significativo affrancamento da un tormentoso passato. Senza contare che dall'Ue dovrebbero arrivare in Croazia, secondo quanto affermato dalla stessa Kosor, circa 3 miliardi e mezzo di euro di sussidi soltanto nei primi due anni.
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