Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2011 alle ore 20:04.

Eppure è stata proprio la corsa verso Bruxelles, intrapresa prima da Sanader e poi dalla Kosor, ad aver creato grandi problemi all'Hdz. Infatti tra le richieste avanzate dall'Europa c'erano una ristrutturazione del sistema giudiziario secondo gli standard dei Ventisette e una più decisa lotta alla corruzione. Impegnatosi a soddisfare le richieste di Bruxelles il partito Hdz si è accorto in seguito di aver lanciato un boomerang: non soltanto sono state aperte minacciose inchieste su finanziamenti irregolari al partito di centrodestra in occasione di varie campagne elettorali, ma l'imputato più illustre dei tribunali croati è ora proprio Ivo Sanader.
L'ex premier, che si era dimesso nell'estate del 2009, è stato poi arrestato a Salisburgo ed estradato a Zagabria, dove affronta un processo per presunte tangenti ricevute nel 1995 dalla banca austriaca Hypo Alpe Adria e per altre bustarelle che gli sarebbero state pagate nel 2008, quando era primo ministro, dalla compagnia petrolifera ungherese MOL. Queste e altre inchieste dell'iperattiva magistratura croata – che ha incriminato negli ultimi mesi anche il novantunenne Josip Boljkovac, primo ministro degli Interni della Croazia indipendente, e alcuni altri suoi coetanei per crimini che sarebbero stati commessi nel 1945 – non hanno certo giovato alle prospettive elettorali dell'Hdz.
Accanto agli scandali ha pesato anche la situazione non brillantissima dell'economia croata. Nella corsa verso l'Europa il Governo uscente ha applicato ricette rigoriste, ma non è riuscito né a contenere il tasso di disoccupazione (che ha superato il 17 per cento e, in assenza di indizi di inversioni di tendenza, marcia verso quota 20), né a tenere sotto controllo il gravoso debito estero che è calcolato in circa il 102 per cento del Pil. Un ulteriore motivo di preoccupazione è la crescita che stagna intorno allo zero-virgola e per la quale non si prevedono exploit neanche nei prossimi due anni.
Con questo clima economico non troppo rassicurante, a nulla è servito il tentativo di alcuni esponenti dell'Hdz di giocare di sponda con i sentimenti nazionalisti che pure in Croazia sono ben vivi, se si pensa che all'indomani della condanna a 24 anni per crimini di guerra comminata dal Tribunale dell'Aia all'ex generale croato Ante Gotovina, in ogni angolo del Paese, dalle case rurali delle isole del Quarnaro fino al centro storico di Spalato ricavato nel Palazzo di Diocleziano, sono apparse gigantografie della foto di Gotovina corredate della scritta "heroj!". Questa volta tra gli elettori croati sembra prevalere la voglia di alternanza e la Coalizione Chicchirichì si prepara a governare.
Domenica prossima non si vota soltanto in Croazia, ma anche nella vicina Slovenia che, a causa di una querelle confinaria, è stata l'ultimo ostacolo che Zagabria ha dovuto superare nella sua marcia di avvicinamento all'Europa. La Slovenia va a elezioni anticipate dopo che il premier di centrosinistra Borut Pahor non ha ottenuto nel settembre scorso la fiducia in Parlamento, in conseguenza di un tentativo del governo di alzare l'età pensionabile.
Anche a Lubiana, a seguito di una campagna elettorale ben poco effervescente, si profila l'alternanza e cioè una vittoria del Partito democratico sloveno (Sds), formazione di centrodestra guidata da Janez Janša. In un sondaggio pubblicato pochi giorni fa dal quotidiano Delo, l'Sds è accreditato del 35,5 per cento, mentre al nuovo partito creatosi attorno al sindaco di Lubiana Zoran Jankovic è attribuito il 22,7 per cento. In forte calo è invece il consenso registrato dalla lista guidata da Gregor Virant, che qualche mese fa sembrava poter puntare addirittura al primo posto ma è stata danneggiata da uno scandalo sull'accumulo improprio di retribuzioni che ha colpito il suo leader.
I socialdemocratici del premier uscente Pahor si avviano mestamente verso la débâcle, accontentandosi di superare senza troppe ansie la soglia di sbarramento del 4 per cento.
La Slovenia, da neofita dell'Eurozona (Lubiana ha adottato la moneta unica europea nel 2007), si trova in mari economico-finanziari agitati. Lo spread rispetto al Bund tedesco si è imbizzarrito e a metà novembre Lubiana ha collocato i propri titoli di Stato decennali con un rendimento del 7 per cento. Nei tre anni di governo di Pahor la Slovenia ha visto il debito pubblico passare dal 20 al 40 per cento del Pil e il tasso di disoccupazione raddoppiare fino a raggiungere la doppia cifra, mentre il Pil del paese, dopo essere calato del 7,8 per cento nel 2009 e aver segnato uno striminzito +0,8 nel 2010, arranca nel 2011 con un passo simile a quello dell'anno scorso.
Gli elettori sembrano dunque inclini a punire duramente il centrosinistra, sotto la cui guida, complice ovviamente la crisi internazionale, la Slovenia ha dovuto mettere tra parentesi il sogno di diventare una sorta di Svizzera balcanica.
©RIPRODUZIONE RISERVATA