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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2011 alle ore 13:13.

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L'Italia può farcela: può uscire dalla crisi, salvare se stessa e salvare l'euro se interviene energicamente e riconquista la fiducia dei mercati con misure per tagliare la spesa e rilanciare la crescita. A dare credito all'Italia, sulle colonne del Financial Times, è l'economista Martin Feldstein, professore ad Harvard ed ex consulente del presidente Usa Ronald Reagan. Con un avvertimento: l'Italia può farcela da sola, senza bisogno di aiuto da Francoforte, Bruxelles o Washington.

In cambio dell'aiuto – avverte l'economista - la Bce o la Commissione europea avrebbero potere di veto sulle decisioni di bilancio nazionali. "L'Italia, come la Grecia oggi, diventerebbe vassallo economico della Germania".

"L'Italia può salvare sia la sua sovranità economica sia l'euro se agisce con decisione per convincere i mercati finanziari che pareggerà il bilancio e aumenterà il tasso di crescita, riducendo il rapporto tra debito e prodotto interno lordo in maniera costante e prevedibile", scrive Feldstein.

Non è in gioco solo l'Italia ma la sopravvivenza stessa dell'unione monetaria: "L'euro rischia di crollare anche se non c'è nessuna ragione fondamentale perché fallisca. Tutto dipende dall'Italia, perché i mercati finanziari ora temono che sia insolvente", spiega l'economista, prospettando uno scenario di disgregazione. Se gli investitori si aspettano che i tassi d'interesse restino al 7 per cento, smetteranno di prestare all'Italia e "l'Italia sarà costretta a uscire dall'euro". La "nuova lira" ridurrebbe i prezzi delle esportazioni e le pressioni competitive costringerebbero anche la Francia a uscire dall'euro, ponendo fine all'unione monetaria. Ma se invece i mercati hanno fiducia nella capacità italiana di aggiustare i conti e riprendere la crescita, i tassi d'interesse scenderanno ai livelli pre-crisi del 4 per cento. "L'Italia è ben piazzata per farlo", afferma Feldstein. Cominciando dal surplus di bilancio primario, può "eliminare l'intero deficit di bilancio se taglia la spesa solo del tre per cento del Pil su un bilancio che è pari alla metà del Pil". Se le riforme fanno salire il tasso di crescita al 2 per cento, secondo l'economista il debito dell'Italia potrebbe calare al 65 per cento del Pil nel giro di 15 anni, così come accadde negli Stati Uniti nel dopoguerra. L'Italia "è totalmente diversa dalla Grecia" e, secondo Feldstein, deve sottolineare la sua differenza dalla Grecia e il fatto che le sue politiche avranno come effetto il pareggio di bilancio e la riduzione del rapporto tra debito e Pil.

Attenzione però. "L'Italia può fare tutto questo da sola. Non ha bisogno di aiuto da Francoforte, Bruxelles o Washington". Le politiche proposte di aiuto della Bce, della Commissione europea e del Fondo monetario internazionale "indebolirebbero l'Italia e minerebbero la sua indipendenza economica". Secondo l'economista, si tratta di idee "guidate dalla politica, non dalla necessità economica". Si sono levate "forti voci", e tra queste quella della Francia, per chiedere alla Bce di acquistare titoli dell'Italia e di altri Paesi per limitare i loro tassi d'interesse. Feldstein mette in guardia contro i rischi di ricorrere a questo aiuto: "In cambio, la Bce o la Commissione sarebbero in grado di porre il veto su decisioni di bilancio nazionali. L'Italia, come la Grecia oggi, diventerebbe un vassallo economico della Germania". Inoltre – ricorda l'economista – ciò violerebbe le regole di "non salvataggio" del Trattato di Maastricht, ponendo la Germania a rischio in caso di default dei paesi in difficoltà. Quanto alla proposta degli eurobond, garantita da tutti i 17 membri dell'eurozona, a suo parere "funzionerebbe solo se i bilanci nazionali fossero soggetti al controllo della Commissione, dominato dalla Germania come principale garante".

L'Fmi ha suggerito di creare un fondo per dare prestiti ai Paesi dell'eurozona in difficoltà. Finanziare questo fondo con prestiti Bce – osserva Feldstein - sarebbe un modo per aggirare le regole del Trattato di Maastricht. Anche in questo caso, inoltre, "una combinazione di Fmi e Commissione controllerebbe i bilanci delle nazioni che prendono prestiti". Qualunque di questi programmi "negherebbe ai governi la capacità di stabilire le proprie politiche di tassazione e spesa". Senza spingersi a ipotizzare una possibile futura sovranità europea, Feldstein constata quello che c'è adesso: a suo parere, i disordini in Grecia danno l'idea di cosa potrebbe accadere altrove se la burocrazia di Bruxelles e il cancelliere tedesco dominassero le politiche economiche nazionali. "Fortunatamente, niente di tutto ciò è necessario se l'Italia agisce ora con decisione per creare condizioni di bilancio e di crescita che implichino come risultato un debito sostenibile". Ma bisogna fare presto e bene: "L'impazienza e lo scetticismo dei mercati finanziari potrebbero causare una crisi finanziaria più profonda prima che l'Italia abbia il tempo di mettersi alla prova".

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