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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2011 alle ore 20:14.

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Il Consiglio dell'Onu per i diritti umani ha condannato oggi la Siria per quelle che ha definito le «violazioni estese, sistematiche e flagranti» dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Ma la Russia e la Cina hanno ribadito la loro opposizione - con Mosca che ha definito «inaccettabile» la risoluzione - mentre nelle strade delle città siriane almeno nove civili sono morti anche oggi. I comitati locali di coordinamento degli attivisti hanno detto che i civili sono stati uccisi a Homs, Lattakia, Daraa, Hama e Idlib. Secondo la stessa fonte, tra le vittime c'è un ragazzo di 15 anni, Ali Mohammad al Falah, ucciso da un cecchino a Daraa. Quattro persone, tra le quali una bambina di 11 anni, sono invece rimaste ferite in Libano vicino alla frontiera con la Siria, quando soldati siriani hanno aperto il fuoco verso il territorio libanese contro un raduno di profughi siriani che manifestavano a ridosso della frontiera, secondo quanto riferisce la televisione panaraba Al Jazira. Intanto anche manifestazioni in favore del regime del presidente Bashar al Assad si sono svolte in diverse città, in particolare a Damasco, Jablè e Tartous. Secondo il Consiglio dell'Onu per i diritti umani, con sede a Ginevra, dall'inizio delle proteste, nel marzo scorso, sono stati non meno di 4mila i morti, dei quali 307 bambini o adolescenti.

E novembre, con 56 vittime, è stato il mese che ha registrato il più alto numero di minorenni uccisi dalla repressione, secondo quanto reso noto dal professore brasiliano Paulo Pinheiro, presidente della Commissione internazionale di inchiesta indipendente istituita dallo stesso Consiglio. Il documento di condanna del regime di Damasco raccomanda «ai principali organi dell'Onu di esaminare il rapporto della Commissione di inchiesta» - che ha accusato la Siria di crimini contro l'umanità - «e di adottare le misure appropriate». Ma le possibilità che sia il Consiglio di Sicurezza ad assumere una decisa iniziativa sembrano più esigue che mai, dopo che la Russia e la Cina - insieme con Ecuador e Cuba - hanno votato contro il documento. Altri sei Paesi si sono astenuti, mentre 37 hanno dato il loro assenso.

In un'intervista ad Al Jazira, l'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani, Navi Pillay, si è detta contraria all'ipotesi di un intervento militare a protezione dei civili, definendo invece come «il migliore suggerimento» la proposta avanzata dalla Lega Araba di inviare una missione di 500 osservatori in Siria. La Pillay ha anche ricordato di avere chiesto fin dall'agosto scorso che i dirigenti siriani fossero deferiti alla Corte penale internazionale. «Ma è il Consiglio di Sicurezza a dover decidere», ha sottolineato. Il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, ha detto di accogliere «con soddisfazione» la risoluzione di condanna. Mentre il portavoce della Farnesina, Maurizio Massari, ha annunciato che lo stesso Terzi incontrerà «presto» il Consiglio nazionale siriano (Cns) degli oppositori, precisando che l'incontro è in corso di programmazione. Sul fronte degli affari con il regime di Damasco, invece, il gigante petrolifero anglo-olandese Shell ha detto che bloccherà l'attività in Siria dopo le nuove sanzioni decise dall'Europa, mentre la francese Total ha annunciato che continuerà le sue attività nel Paese. (ANSA).

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