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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2011 alle ore 11:46.

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L'Italia deve «tornare allo sviluppo dell'economia reale» perché «non ha futuro come mercato della finanza internazionale», ha detto Antonio Marzano, presidente del Cnel presentando il rapporto del Censis sulla situazione sociale del paese. «Dobbiamo tornare all'economia reale, che abbiamo lasciato troppo ha lungo da parte - ha aggiunto -. La nostra vitalità sta in questo». Fra le priorità indicate da Marzano anche la necessità di «fare sistema», ripartendo dalle «relazioni sociali». Al tempo stesso, il paese deve recuperare fiducia in se stesso: «l'indice della reputazione dell'Italia é diversa all'interno e all'esterno e all'estero é maggiore».

Politica prigioniera del primato dei poteri finanziari
Una società «fragile, isolata ed eterodiretta», con una dialettica politica «prigioniera del primato dei poteri finanziari», sottolinea il Censis, nel suo
45/mo Rapporto sulla situazione sociale del Paese. I nostri antichi punti di forza non riescono più a funzionare, dice l'istituto, che avverte: è «illusorio» pensare che i poteri finanziari disegnino sviluppo, perchè lo sviluppo «si fa con energie, mobilitazioni, convergenze collettive». È quella dunque, secondo il Censis, la direzione da seguire.

La retrocessione del Paese dovuta alla caduta del nostro peso economico e politico
«Partim dolore, partim verecundia, cioè un pò con dolore e un pò con vergogna», il Censis prende atto della «retrocessione» del nostro paese dovuta «alla caduta del nostro peso economico e politico nelle vicende internazionali ed europee». Abbiamo scontato, spiega il Censis, «una triplice e combinata insipienza», continuna il rapporto: ovvero, aver «accumulato per decenni un abnorme debito pubblico, che non ci permette più autonomia di sistema; esserci fatti trovare politicamente impreparati a un attacco speculativo che vedeva nella finanza pubblica italiana l'anello debole dell'incompiuto sistema europeo; aver dimostrato per mesi e mesi confusione e impotenza nelle mosse di governo» in difesa dell'economia. Il ritorno a un obbligo di credibilitá internazionale che è in corso nelle ultime settimane «non ci esime dal corrispettivo
obbligo di guardarci dentro con severitá, per capire le coordinate elementari dei problemi che abbiamo di fronte», sottolinea il Censis.
«Realismo vuole, infatti, che si prenda atto di quanto la societá italiana
si sia in questi ultimi mesi rivelata fragile, isolata, in parte eterodiretta», avverte il centro studi.

L'economia stagna, ma l'export può essere volano della ripresa
«In un quadro economico stagnante, le esportazioni sono una delle poche variabili in crescita: +15% nel 2010 e +16% nel primo semestre del 2011», sottolinea il Censis nel Rapporto annuale sulla situazione del Paese. «Molti comparti del made in Italy possono fungere da puntello attraverso cui evitare un ulteriore scivolamento dell'economia nazionale». Per il Censis il commercio estero «può e deve rappresentare il volano della
ripresa».

La crisi intacca i risparmi delle famiglie italiane
La crisi intacca i risparmi delle famiglie italiane: in 5 anni e mezzo sono calati di un terzo. Nel rapporto Censis si evidenzia anche il peggioramento nel 2011 dell'economia delle costruzioni e dell'immobiliare. Per ogni famiglia i risparmi accumulati su base trimestrale, si legge nel rapporto, sono passati dai 1.860 euro di fine 2005 a poco più di 1.200 euro alla metà del 2011: una flessione complessiva del 34,5% in cinque anni e mezzo. Nella prima parte dell'anno, soltanto il 28,2% delle famiglie italiane è stato in grado di mettere da parte una quota del proprio reddito mensile, il 53% è andato in pari tra quanto speso e quanto guadagnato, il 18,8% non è riuscito a coprire per intero le necessità di consumo. La propensione al risparmio delle famiglie italiane, che a metà degli anni '90 era superiore al 20% del reddito disponibile e a metà dello scorso decennio oscillava ancora tra il 15% e il 17%, ha subito una progressiva contrazione, attestandosi oggi su un ben più modesto 11,3%.

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