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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2011 alle ore 11:20.

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Se si eccettuano le isole Tremiti, è il comune più a Nord della provincia di Foggia e, di conseguenza, dell'intera Puglia. Peschici, poco più di 4mila abitanti, è una località del Gargano, da tempo affermata a livello turistico. Qui la costa dell'Adriatico abbandona quella conformazione piuttosto monotona che la caratterizza per centinaia di chilometri (fatta eccezione per il promontorio marchigiano del Conero) e comincia a regalare scorci di grande bellezza.

Tredici anni fa Peschici fece un improvviso balzo di notorietà. Il 31 ottobre del 1998 un sistema del Superenalotto, venduto in un'edicola del paese, centrò un "sei" da oltre 63 miliardi di lire - equivalenti a quasi 33 milioni di euro - stabilendo quella che per allora era una vincita record non solo in Italia, ma anche in Europa.

Il primato è stato poi superato più volte, fino a sfiorare i 178 milioni di euro a Milano, l'anno scorso, il 30 ottobre (un giorno prima del 12° anniversario dell'exploit di Peschici). Ma il colpo di fortuna del paese garganico fece scalpore anche perché portò in un certo senso una ricchezza "diffusa". Si disse, allora, che il sistema era stato venduto spezzettato in un centinaio di quote. In realtà, è difficile calcolare quante famiglie abbiano beneficiato della sorte amica, ma è indubbio che un fatto del genere può cambiare le vite di tante persone e anche quella di una intera piccola comunità.

"Di sicuro - racconta Michele Antonio Piemontese, 57 anni, titolare di una tipografia in paese e cultore di storia locale, con diverse pubblicazioni all'attivo - qualcosa è cambiato, ma non necessariamente in meglio". "Questo - spiega - è stato a lungo un paese con i tipici problemi del Sud. Povertà ed emigrazione, verso il Nord Italia ma anche verso l'estero, in particolare la Germania. Spesso partivano solo i capifamiglia, che poi tornavano e il più delle volte si costruivano una casa. Dagli anni 70 è iniziata una migrazione di ritorno e verso la fine del decennio è esploso l'abusivismo edilizio. Si sono visti i primi piccoli insediamenti turistici, realizzati da società che venivano da fuori. Tra il 1980 e il 1990 si sono costruiti più edifici a Peschici che a Foggia, dove gli abitanti sono 40 volte tanto. Con il turismo, ovviamente, è arrivato anche lavoro in più".

"Dal punto di vista culturale - prosegue Piemontese - non si erano fatti grandi passi avanti, diciamo che il relativo benessere economico può avere tolto degli stimoli prima che la scuola arrivasse a dare strumenti adeguati a tutti i ragazzi". E poi è arrivata la supervincita, seguita da un periodo particolare. "Peschici era al centro dell'attenzione. Vuole un esempio? Per parecchio tempo giunsero pullman organizzati da tutta Italia, con la gente che veniva per giocare nella ricevitoria fortunata". Intanto, c'era gestire quel denaro piovuto all'improvviso. Mettiamo che effettivamente in una famiglia fosse arrivato un centesimo della somma complessiva: 630 milioni di lire. "A quanto mi risulta - dice Michele Antonio, che specifica di non avere mai fatto puntate in vita sua - c'è chi ha comprato qualche casa, chi ha costruito una piccola struttura ricettiva nei dintorni. Spesso abusivamente, si capisce: intanto prima o poi un condono sistema le cose. Qualcuno, direi una minoranza, ha messo da parte i soldi in attesa che i figli crescessero, per farli studiare all'università. Altri hanno bruciato tutto in poco tempo, anche "reinvestendo" le vincite nel gioco".

"E proprio da qui viene il problema. C'è stato un cambio di mentalità. Se il benessere derivante dal turismo era legato anche al merito, alla voglia di lavorare e di creare occupazione, sia pure stagionale, quella vincita ha fatto credere a molti che ci fosse un altro modo, più facile, per guadagnare. Senza fare sacrifici. Un pessimo esempio anche per i giovani, un disincentivo a impegnarsi negli studi. La passione per il gioco è cresciuta tantissimo: c'è chi si trova in difficoltà e va in giro a chiedere piccoli prestiti, cosa che prima non succedeva; e chi si crea una fama da "santone" perché ha centrato più di un successo. Sotto questo punto di vista si vede addirittura un ritorno alla superstizione. Il tutto, naturalmente, senza benefici per il paese. Chi vince pensa per sé".

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