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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2011 alle ore 08:14.

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ROMA.
In Selex Sistemi integrati c'era un comitato d'affari sulle sovrafatturazioni degli appalti, accusa l'imprenditore Tommaso Di Lernia. E l'ad di Enav, Guido Pugliesi, dichiara al gip Anna Maria Fattori che Marina Grossi (ad di Selex S.I. e moglie di Pier Francesco Guarguaglini, da ieri ex presidente di Finmeccanica) «mi disse che Di Lernia aveva un rapporto preferenziale con Selex». Replica ieri in una nota Marina Grossi: «Mai riferito ad alcuno che Tommaso Di Lernia avesse un rapporto preferenziale con la società Selex Sistemi Integrati». La manager ha poi smentito di aver mai costituito «nè dato mandato di costituire all'interno di Selex Sistemi Integrati un comitato d'affari per operazioni non conformi a una corretta gestione aziendale».
Tra le carte depositate ieri al Riesame c'è un atto ufficiale, un contratto di durata triennale firmato il 1 marzo 2009 dal condirettore generale di Selex SI, Letizia Colucci, in cui La Print Sistem di Di Lernia si impegna «ad eseguire tutti gli ordini di acquisto» di Selex, nonché tutte «le attività di progettazione esecutiva di opere civile ed impianti tecnologici, esecuzione indagini geologiche, indagini sulla eventuale presenza di ordigni bellici e attività di smistamento». E ancora: «Le parti si impegnano a mantenere riservate le informazioni industriali e commerciali ricevute dall'altra parte ed a non divulgarle a terzi».
Ieri il tribunale del Riesame si è riunito per decidere sui ricorsi contro le misure cautelari di Manlio Fiore, dirigente di Selex S.I., e di Marco Iannilli, commercialista, difesi rispettivamente da Gianluca Tognozzi e Fabio Lattanzi. Nel corso dell'ultimo interrogatorio Di Lernia ha anche consegnato ai pm nuovi documenti e mandati di pagamento di Selex S.I. relativi ai lavori eseguiti nell'aeroporto di Palermo e Orio al Serio firmati da Letizia Colucci. Ieri sono state fatte altre perquisizioni. Mentre Fiore, nell'interrogatorio di garanzia con il gip, sostiene di aver avuto uno scontro violento con Di Lernia perché, a suo dire, si presentava «a nome di Selex» in Enav.
Emergono poi altre novità dalle dichiarazioni rese alla magistratura in queste settimane da Lorenzo Borgogni, ex direttore delle relazioni istituzioni di Finmeccanica. Il manager ha confermato la storia dell'acquisto a prezzo gonfiato della barca di Marco Milanese (Pdl). Aggiungendo che lui la seppe dall'ex consulente esterno di Finmeccanica, Lorenzo Cola, solo a cose fatte. Ha poi aggiunto che Cola gli parlò della vicenda della barca di Milanese in due occasioni: una volta prendendo un caffè a piazza di Spagna e una seconda volta durante una cena a quattro a cui presero parte anche due ufficiali delle forze dell'ordine.
Il manager ha detto poi che Franco Bonferroni, consigliere di amministrazione, gli chiese «un finanziamento» e lui lo mise in contatto con Cola; quest'ultimo consegno a Borgogni una busta poi girata a Bonferroni, ma era di piccole dimensioni e lo stesso Bonferroni, dice Borgogni, ne restò deluso. Una descrizione che smentirebbe l'ipotesi che si trattasse di 300mila euro in contanti per l'Udc, come afferma Cola. Borgogni, infine, con i pm avrebbe anche affermato di aver saputo che, in un'occasione, Valter Lavitola e Giampaolo Tarantini – oggi indagati dalla procura di Napoli – incontrarono Giuseppe Orsi, da giovedì presidente e ad di Finmeccanica, quando era amministratore delegato di Agusta Westland.
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