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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2011 alle ore 14:40.

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Un'affluenza del 62% è un risultato storico per l'Egitto dove prima, alle sue finte elezioni, non andava a votare che il 5 per cento. Ma non è meno storico il successo dei partiti islamici. Per il più importante dei Paesi del Medio Oriente arabo e la più importante delle sue Primavere, inizia un'era nuova, evidentemente ancora incerta.

Il dato dell'affluenza è ufficiale, annunciato ieri sera dalla commissione elettorale dopo continui rinvii. Il secondo, relativo al successo islamico, resta sottinteso: i Fratelli musulmani con il 40-45% , i radicali salafiti attorno al 10 con punte del 20% ad Alessandria e nel Delta del Nilo. I partiti liberali e laici, genericamente dal centro-destra al centro-sinistra, erano divisi in due fronti che complessivamente hanno raggiunto il 30-35%, con qualche punto in più per il Blocco Egiziano, il fronte al quale aveva aderito il partito di Naguib Sawiris. Molto meno per le sinistre, poco per i partiti legati al vecchio regime di Hosni Mubarak, pochissimo per il pugno di giovani candidati indipendenti venuti da piazza Tahrir, che avevano corso per un seggio parlamentare.

Ufficialmente, Fratelli musulmani e salafiti non hanno fatto fronte comune né hanno dichiarato di volerlo fare. Ma in diverse circoscrizioni è accaduto: insieme nella stessa lista, insieme nei comizi e nella propaganda. Giustizia e libertà, il partito del Fratelli musulmani, aveva creato un fronte con altri 12 partiti minori di varia estrazione, dai nasseristi ai moderati, nessuno dei quali islamico. Non era per avere più voti ma per dimostrare la loro volontà di non correre da soli e cooperare con gli altri.
Il voto finalmente scrutinato dopo due giorni di rinvii, non è quello complessivo. Nella prima delle tre tornate previste si è votato solo in 9 dei 27 governatorati; e lo spoglio ha riguardato il terzo uninominale dei candidati al parlamento. Ma è la più consistente delle tre tornate che si concluderanno in gennaio: poco meno di 20 dei 50 milioni di elettori. E tutti i 20 milioni sono stati chiamati a votare per quel terzo di candidati all'uninominale. I dati diffusi ieri sono dunque risultati importanti e segnano la tendenza negli altri governatorati.

E ieri sera, mentre si aspettavano i risultati elettorali, a sorpresa è stato annunciata la formazione del nuovo governo di "salvezza nazionale" guidato da Kamal Ganzuri. Difficile chiamarlo nuovo: dei 32 ministri nominati, 23 lo erano anche dell'Esecutivo precedente, sempre scelto dai militari. Presumibilmente, il nuovo Governo Ganzuri dovrebbe durare fino all'estate, quando l'Egitto tornerà alle urne per eleggere il capo dello Stato: il Paese dovrebbe restare una repubblica presidenziale. Anche i Fratelli musulmani erano d'accordo che il governo di salvezza nazionale dovesse durare fino ad allora. Almeno prima delle elezioni e del risultato così chiaramente a loro favore. La fratellanza potrebbe essere tentata di chiedere che sia il Parlamento a maggioranza islamica a nominare un nuovo esecutivo, mettendo in moto un processo politico assolutamente nuovo.

Ieri, come tutti i venerdì, piazza Tahrir si è di nuovo riempita di manifestanti. Ma ai giovani che la presidiano ininterrottamente da due settimane, non si sono aggiunte le centinaia di migliaia delle precedenti dimostrazioni. Al contrario, mai come ieri Tahrir è stata così poco affollata. La maggioranza degli egiziani è andata a votare e ciò dimostra che gli egiziani che vogliono partecipare preferiscono farlo nei seggi elettorali.

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