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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2011 alle ore 08:14.

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ROMA
Via libera della Cassazione al referendum sulla legge elettorale. L'ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione ha ammesso i due quesiti referendari, ritenendo valide, per il primo, 534.334 firme, per il secondo, 531.081 firme. Per il semaforo verde alla consultazione popolare che dovrebbe mettere la parola fine al "porcellum" c'è, però, ancora un ostacolo: la Corte costituzionale, entro il 20 gennaio, dovrà pronunciarsi sulla legittimità dei quesiti, che avevano raccolto in tempi strettissimi oltre un milione e 200mila firme.
Gli italiani sapranno, dunque, dalla Consulta se a giugno dovranno andare alle urne per abrogare il cosiddetto "porcellum" e ripristinare il vecchio sistema elettorale del "mattarellum", sistema uninominale-maggioritario con parziale recupero proporzionale. I due quesiti sono abrogativi della legge elettorale Calderoli, che lo stesso ex ministro in un'intervista definì «una legge porcata».
Grande soddisfazione è stata espressa dal Comitato per il referendum, fiducioso anche sull'ammissibilità da parte della Consulta. «Mentre attendiamo con rispetto la decisione della Corte Costituzionale circa l'ammissibilità definitiva delle due richieste - hanno sottolineato in una nota firmata a nome del comitato da Andrea Morrone e Arturo Parisi - rinnoviamo l'invito affinché il Parlamento voglia tradurre, con la massima celerità possibile, i quesiti referendari in una nuova legge elettorale, che consenta di ripristinare nella sua pienezza la rappresentatività delle Camere. In caso contrario, auspichiamo con decisione che sia consentito ai cittadini di metter fine alla inazione finora dimostrata, consentendo loro di votare il referendum elettorale».
Freddi i commenti del centro-destra al via libera della Corte di Cassazione alle firme raccolte per il referendum elettorale: «è un primo passo giuridicamente rilevante, ma non ancora definitivo», ha sottolineato il segretario del Pdl, Angelino Alfano. «Siamo al girone eliminatorio - ha detto l'ex Guardasigilli - si deve ancora disputare la partita». A gennaio «la Consulta si pronuncerà sull'ammissibilità o meno del quesito: chi vivrà vedrà», ha commentato il presidente del Senato. Per Renato Schifani «occorre elevare il numero di firme da raccogliere per evitare domande referendarie inutili».
Immediata la reazione di Arturo Parisi. L'esponente del Pd e componente del comitato promotore dei referendum elettorali pro-Mattarellum non vorrebbe «che dimenticassero entrambi che solo chi guarda vede. Ed oggi la Cassazione ci chiama a guardare ancora una volta quanta sia tra i cittadini la rabbia di fronte alla legge elettorale presente, ma anche quale sia stata ancora la speranza che il cambiamento sia ottenibile per una via istituzionale quale è il referendum». La raccolta in piena estate in 45 giorni di un milione e 200 mila di firme, per Parisi «dà la misura di quanta sia la rabbia, ma anche quale sia la speranza. Guai se andasse ancora una volta delusa. Ripeto. Chi vivrà vedrà, ma vivrà solo chi saprà vedere». Soddisfatto, ma polemico, il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. «Chiediamo a gran voce - ha commentato Di Pietro - che ce lo lascino fare, questo referendum, senza che si inventino una qualche leggina ad hoc per boicottarne le finalità». E ha ricordato che con l'attuale legge elettorale, ci sono stati ben 157 parlamentari che hanno cambiato casacca, perché «non rispondono a nessuno e soprattutto perché non c'è rapporto fiduciario tra elettore ed eletto».
Per Vannino Chiti (Pd) «il primo scoglio è stato superato. Adesso il Parlamento ha una ragione in più per approvare in questo anno e mezzo una nuova legge elettorale che ripristini un corretto rapporto tra candidati e cittadini, e poi tra eletti e cittadini, mantenendo al tempo stesso il nostro diritto di conoscere prima le alleanze e decidere con il nostro voto le maggioranze di governo».
È stato, invece, dichiarato non legittimo il referendum per il distacco della provincia di Salerno dalla Regione Campania e per l'istituzione della Regione Principato di Salerno.
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I DUE QUESITI

Ritorno al Mattarellum
Il primo quesito (colore blu) propone l'abrogazione in blocco di tutte le disposizioni di modifica della disciplina elettorale per la Camera e per il Senato introdotte dalla legge n. 270 del 2005 (il Porcellum, un sistema elettorale proporzionale con liste bloccate)
Il secondo quesito (coloro rosso) è di tipo «parziale» perché abroga non l'intera legge Calderoli ma le singole disposizioni (72) che l'ultima legge ha apportato al procedimento precedente (il Mattarellum)
L'obiettivo è lo stesso: abolire il Porcellum (in blocco oppure con singole "amputazioni" della norma attuale) per tornare al sistema precedente con collegi uninomali

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