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Questo articolo è stato pubblicato il 04 dicembre 2011 alle ore 11:21.

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Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero (Ansa)Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero (Ansa)

La scelta finale sulla stretta alle pensioni anticipate probabilmente maturerà in Consiglio dei ministri. Perché su tutto il resto, stando alle fonti più accreditate, i giochi sarebbero ormai fatti. Assorbite le richieste dei partiti e dei sindacati, Mario Monti, Elsa Fornero e gli altri colleghi di Governo dovrebbero scegliere tra un aumento a 42 anni dei contributi necessari per il pensionamento anticipato (attualmente a 40+1 di finestra a prescindere dall'età) o l'introduzione di «quota 100» per bloccare le uscite che combinano anni di versamento e anagrafe.

Dipende da quanto persuasive sono state le pressioni cui è stato sottoposto l'Esecutivo nelle ultime ore e dipende da quanti risparmi si sono ipotecati su questo intervento, tenendo conto che, nel suo insieme, il pacchetto pensioni dovrà garantire 5-6 miliardi di minore spesa. Un altro inciso: nel caso di ritocco a 42 anni i versamenti necessari per la pensione anticipata bisognerà vedere se potrà sopravvivere la norma (art. 1 comma 6 della legge 148/2011) che consente alle pubbliche amministrazioni, dal 2012 al 2014, di collocare a riposo d'ufficio il dipendente con 40 anni di contributi. Alla scelta sulle anzianità è, almeno in parte, legata anche quella del superamento della finestra unica di uscita, misura che in questo caso lascerebbe la scena dopo un solo anno di vita (avrebbe comunque garantito risparmi per 3 miliardi quest'anno).

Per passare alle novità certissime c'è, invece, l'estensione a tutti i lavoratori del sistema di calcolo contributivo, che verrà applicato sui versamenti effettuati dal prossimo gennaio. È la norma cui più tiene Elsa Fornero, perché al di là dei risparmi che può determinare (legati all'introduzione del pensionamento flessibile tra i 66-67 e i 70 anni) consente di «pulire» definitivamente il sistema dalle impurezze e dalle sperequazioni insite nello schema retributivo.

Altra misura data per certa è l'aumento in tempi stretti dell'età di vecchiaia delle dipendenti del settore privato, che dovrebbe allinearsi ai 66-67 degli uomini tra il 2016 e il 2018. Si ipotizza un primo scalino di tre anni nel 2012, che se confermato, bloccherebbe circa 55mila lavoratrici nate nel 1952 e che hanno già 20 anni di contributi. Altro ritocco all'insù arriva per la vecchiaia degli uomini, misura praticamente compensata per dipendenti e autonomi dalla soppressione delle finestre.

Partita chiusa, sempre salvo sorprese, anche sulle indicizzazioni. Il blocco ci sarà ma dovrebbe fermarsi sugli assegni superiori ai mille euro al mese, vale a dire che non toccherà circa il 55% degli assegni erogati l'anno scorso dall'Inps a poco più di sette milioni e mezzo di pensionati. Anche su questa misura resta l'incertezza sulla durata: uno o due anni, come prevede l'attuale normativa che, però, riduce la rivalutazione automatica all'inflazione solo sulle pensioni di importo superiore a 5 volte il trattamento minimo Inps con applicazione esclusivamente sulla quota di pensione fino a 3 volte il trattamento minimo e nella misura del 70 per cento. Lo stop alle indicizzazioni delle pensioni rappresenta ormai un classico delle manovre mirate al risparmio sulla spesa e solo nell'ultimo biennio (2009-2010) hanno in parte frenato la crescita delle uscite degli enti (scesa dal +5,2 al +3,2% sull'anno precedente).

Un'altra misura certa è l'aumento alle aliquote contributive dei lavoratori autonomi (commercianti e artigiani): a regime l'incremento dovrebbe essere di 1-2 punti ma il percorso sarebbe graduale con ritocchi dello 0,2 o 0,4% ogni sei o dodici mesi. Non è ancora del tutto escluso un intervento sui fondi speciali Inps, che fino a oggi hanno goduto di trattamenti privilegiati e presentato un bilancio in rosso (telefonici, dirigenti e via dicendo): tra le ipotesi un mini-contributo di solidarietà.

IL DOSSIER PREVIDENZA
Il pacchetto di misure legate alla previdenza dovrebbe garantire risparmi di spesa per 5-6 miliardi
PEREQUAZIONE
Il blocco all'adeguamento automatico all'inflazione sarà solo per le pensioni superiori ai mille euro al mese. Non è chiaro se lo stop è per un solo anno o per un bienno, come previsto ora per gli assegni più alti
ANZIANITÀ
È l'intervento ancora in discussione. Si ipotizza un aumento a 42 anni del requisito contributivo minimo o l'introduzione di «quota 100» sul calcolo combinato con l'età. A questa scelta è legata quella sulle finestre
ETÀ DONNE
L'allineamento ai 66-67 degli uomini avverrà in tempi più stretti: non più nel 2026 ma tra il 2016 e il 2018, con un primo gradino (forse di tre anni) che scatta dal prossimo gennaio
ALIQUOTE CONTRIBUTIVE
Si prevede una armonizzazione graduale delle differenti aliquote contributive che oggi sono previste per i commercianti e gli artigiani. Si salirà di 1-2 punti percentuali con ritocchi dello 0,2 o 0,4% ogni sei o dodici mesi
METODO DI CALCOLO
Da gennaio si passa al metodo di calcolo contributivo su tutti i futuri versamenti. Il meccanismo vale anche per i futuri versaemnti dei lavoratori che nel 1995, varo della riforma Dini, avevano già raggiunto i 18 anni di quote

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