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Questo articolo è stato pubblicato il 04 dicembre 2011 alle ore 16:57.

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Le banconote e le monete in lire ancora in circolazione da ieri non valgono più. Lo dispone l'articolo 26 della manovra Monti (decreto legge 201 del 6 dicembre 2011, in vigore dalla stessa data) che consente al Governo di risparmiare un cospicuo tesoretto, prescrivendo con decorrenza immediata le vecchie lire conservate nelle case degli italiani a favore dell'Erario, per riassegnarle al Fondo di ammortamento dei titoli di Stato.

Da ieri, quindi, circa 300 milioni di banconote ancora in circolazione (secondo gli ultimi dati forniti a fine agosto dalla Banca d'Italia) non potranno più essere convertiti, venendo meno la possibilità prima garantita fino al 29 febbraio 2012, presso le filiali territoriali dell'istituto bancario centrale.

In questo modo l'Erario porterà a casa un bel gruzzoletto: l'amore irresistibile degli italiani nei confronti della vecchia lira avrebbe un valore di circa 2.500 miliardi del vecchio conio, pari a un miliardo e 300 milioni di euro. Il processo di conversione di banconote e monete dell'ultima serie in circolazione nel Paese, fino dell'introduzione dell'euro (1° gennaio 2002), si è rivelato molto più lungo del previsto e oggi l'Erario potrà approfittarne per fare cassa.

Tra le banconote non ancora restituite al primo posto spiccano le mille lire: mancano infatti all'appello ancora 196 milioni di pezzi. Seguono circa 12 milioni di pezzi da 100mila lire. Risultano in circolazione anche 300mila pezzi di banconote da 500mila lire (per un valore di 150 miliardi di lire), 40,6 milioni di pezzi da diecimila lire, 30,9 milioni da cinquemila e 21,6 milioni per il taglio da duemila.

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