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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2011 alle ore 23:07.

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Sembrano lontani anni luce i tempi del contratto con gli italiani di Silvio Berlusconi a Porta a Porta e quello che affronta Mario Monti è un Vespa diverso. Nessuna apparente complicità con l'interlocutore tecnico-politico che da parte sua non rinuncia a punzecchiare il giornalista con qualche battuta ironica.
Conciliante senza essere ambiguo, sicuro di sé ma mai supponente, Mario Monti a Porta a Porta è il professore che prova a dismettere i suoi panni per spiegare a tutti, proprio a tutti, che cosa sta facendo.

Parla dei mercati come di «bestie feroci, utili ma sbilanciate», che «di colpo si sono svegliati e ora sono imbizzarriti». «Li dobbiamo domare», dice perché la politica se coordinata può avere il meglio da loro «senza doversi inginocchiare».
Ma chi c'è dietro la speculazione, forse un uomo nero? Domanda Vespa. Monti lo asseconda. Nessun uomo nero, dice «può essere un uomo giallo, cioè i grandi investitori asiatici, può essere l'uomo bianco con i fondi canadesi».

Pronto ad andare incontro all'intelocutore, ma fermo nelle sue decisioni, appare il presidente del Consiglio. Come quando sulla possibilità di modifiche della manovra, sottolinea che «il Parlamento è sovrano ma il tempo è poco e il margine di flessibilità pochissimo». Oppure quando ricorda che il suo Esecutivo non ha toccato l'Irpef, ma ora - dice - i partiti non alterino l'impianto delle misure decise. In certe questioni non vuole entrare, sul voto di fiducia ad esempio: prematuro discuterne ora.
Della sua squadra è orgoglioso. Parla spesso dei suoi ministri, sottolinea come siano persone di esperienza che lui (come pure Giorgio Napolitano) stima. L'immmagine che trasmette è quella di un gruppo che lavora in armonia.

La notorietà non lo assilla. Il suo indice di popolarità è calato di 9 punti percentuali dopo che sono stati resi noti i contenuti della manovra? «Allora dovevo farla più pesante», ribatte ironico.
Non lo preoccupa nemmeno l'ambizione politica. Monti sembra rimarcarlo quando ricorda la madre che gli aveva detto di stare lontano dalla politica: è lei (la politica) che ha cercato lui e non il contrario. Lo ribadisce pure parlando della moglie che appoggiò la scelta di andare a Bruxelles, «così stai lontano da Roma», gli disse. Insomma è la Capitale (e quindi la politica) che ha chiamato lui e non il contrario. Anzi, precisa il premier é «la tecnica» ad essersi avvicinata a lui perché il suo é un «Governo tecnico».

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