Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2011 alle ore 09:57.

My24
Il Parlamento di Atene (AFP)Il Parlamento di Atene (AFP)

Il bilancio 2012, criticato nelle numerose proteste di piazza, comporta in particolare il quinto anno di recessione, nuovi aumenti di imposte sulle case e sui consumi, riduzioni dei salari dei funzionari pubblici e riduzioni del numero di lavoratori dipendenti nel settore pubblico per 30mila unità. Le pensioni sono già state decurtate e l'età del pensionamento allungata rispetto alla media europea. Atene fa un passo verso la sostenibilità finanziaria (questa è l'Europa dell'economia sociale di mercato) riducendo il numero degli statali che da 760mila attuali devono dimagrire entro il 2015 a quota 600mila. Poi si dovrà aprire il capitolo privatizzazioni da cui si attendono 50 miliardi di euro nel quinquennio nel complesso ma che finora non hanno portato che briciole.

Per riuscire a realizzare un'eccedenza primaria dell'1,1 per cento nel 2012, obiettivo ambizioso vista la recessione profonda che attanaglia il Paese, la Grecia deve essere "determinata" e "sistematica" nel suo sforzo, altrimenti "la storia" non la "perdonerà", ha dichiarato il nuovo primo ministro, Lucas Papademos, ex vicepresidente della Bce, di fronte ai deputati. Ma c'è la mina demagogica di Antonis Samaras, il capo di Nea Dimokratia, il maggior partito di opposizione di centro destra, che vuole andare al voto quanto prima per diventare il nuovo premier.

La fretta di Samaras, che ha dovuto firmare una lettera ambigua di accettazione del piano Ue-Fmi in cambio della sesta tranche da 8 miliardi di euro, senza la quale il 15 dicembre Atene non avrebbe avuto nemmeno i soldi per pagare i salari e le redemption dei bond, è foriera di altri guai.
Samaras infatti vuole ridiscutere il piano di austerità per introdurvi a suo parere elementi per la crescita come la riduzione delle tasse. Non a caso ieri ha chiesto uffcialmente, come se parlasse già da nuovo leader, che la «Bce diventi prestatore di ultima istanza». Non è stata una felice uscita: se la Germania aveva dei dubbi a dare carta bianca alla Bce in questo senso, l'uscita di Samaras glieli ha confermati. Il partito della spesa senza controlli non è ancora morto ad Atene e fino a quel momento non sarà facile riottenere la credibilità perduta.

Meglio occuparsi di definire in fretta l'accordo sull'haircut con i privati per i 200 miliardi di debito ellenico per una perdita a carico delle banche di 100 miliardi di euro così da far arrivare gli altri soldi pari a 130 miliardi del secondo piano deciso il 26 ottobre a Bruxelles che così si aggiungeranno a quello del maggio 2010 da 110 miliardi di euro. Tutti oggi dicono (Merkel compresa) che questa sarà la prima e l'ultima volta che i privati saranno chiamati a partecipare "volontariamente" alle perdite di default controllato. È stato un errore di Berlino inziato una domenica al vertice a due franco-tedesco di Deauville, che ha portato a questo disastro. Colpire il moral hazard quando i buoi sono scappati non è stata una buona idea. Ma Samaras deve sapere che se pensa di riaccendere la miccia del debito greco chiedendo di rivedere gli accordi del 26 ottobre decisi a Bruxelles da 27 paesi porterà Atene fuori dall'euro alla velocità della luce.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi