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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2011 alle ore 08:02.

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Sarà pure un gesto disperato. Ma è comprensibile: per i politici europei è difficile potersi concentrare mentre si è incalzati dal ritmo ossessivo dell'ultimo tam tam dei mercati, «make it or break it, make it or break it». L'Eurozona, a corto di idee e di credibilità come fabbrica di "bazooka", è giunta all'atto estremo, forse risolutivo: la coesistenza dell'Efsf con l'Esm, la somma della potenza di fuoco del fondo di stabilità temporaneo (che finora ha funzionato poco e male) con quella del fondo salva-stati permanente (che ancora non esiste). In più, all'occorrenza, non è escluso il supporto finanziario esterno del Fondo monetario internazionale e, se vi saranno le condizioni, della Bce.

L'Europa spera che il tutto avrà un valore superiore alla somma delle parti, ma il rischio invece è che il colpo in canna esploda in mano ai politici europei. Ecco perché.
I mercati, che possono sbagliare le previsioni ma sanno far di conto, hanno alzato il tiro fin da subito. Il primo Efsf con garanzie per 440 miliardi e capacità di finanziamento attorno ai 250 miliardi non bastava a coprire le necessità di Grecia, Irlanda, Portogallo e altri potenziali: anche se affiancato dall'Efsm, il meccanismo di stabilizzazione della Ue garantito dal bilancio Ue. Il secondo Efsf, con garanzie e sovragaranzie per 780 miliardi e potenza di fuoco da 440 miliardi, non è sembrato poter bastare per coprire eventuali crisi di liquidità di Spagna e Italia. Il terzo Efsf, che altro non è che il secondo con effetto leva e con un'estensione tramite speciali veicoli d'investimento, potrebbe erogare prestiti dai 600 miliardi in su. Ma il mercato si è messo in testa un bazooka tra i 1.000 e i 2.000 miliardi e smuoverlo da questa aspettativa appare allo stato attuale un'impresa ciclopica.

I tempi intanto stringono e dopo quasi due anni dallo scoppio della crisi greca rimettersi al tavolino per sfornare la quarta o quinta versione del fondo di stabilità salva-Stati non è più consentito. Messi alle strette, gli Stati dell'Eurozona capitanati da Germania e Francia avrebbero deciso di sommare Esfs ed Esm, coinvolgendo Fmi e forse Bce. I mille e più miliardi sulla carta ci sono: 440-600 miliardi dell'Efsf.3 sommati ai 500 miliardi dell'Esm. Per arrivare a quota 2.000, le linee di credito non meglio definite di Fmi e la liquidità della Bce.
Per convincere il mercato sulla realizzazione in tempi rapidi (uno o due mesi) di questa squadra di soccorritori, ben coordinati e interconnessi, tra oggi e domani i capi di Stato e di Governo dell'Eurozona e dei 27 dovranno annunciare senza giri di parole una tabella di marcia: il giorno esatto in cui l'Esfs inizierà a erogare le garanzie sui titoli di Stato in asta oppure a emettere i T-bill per fare provvista a breve; la data di lancio del primo veicolo Spiv con intervento sul mercato secondario o primario dei titoli di Stato; il giorno esatto del primo acquisto da parte dell'Esfs di titoli di Stato europei in asta; la data di trasferimento da parte dei Paesi dell'Eurozona della prima quota (cinque per un totale di 80 miliardi) del capitale Esm; il giorno di attivazione del meccanismo attraverso il quale l'Fmi aiuterà Esfs o Esm.

Anticipare l'avvio del fondo permanente imporrà l'introduzione - entro gennaio? febbraio? - nelle emissioni dei titoli di Stato con scadenza superiore a un anno le clausole di azione collettiva (Cac). Questa novità (che sembra destinata a sopravvivere dopo la cancellazione della perdita di capitale in automatico dei privati nel caso di intervento dell'Esm) servirà ad assicurare la ristrutturazione ordinata del debito sovrano con l'accordo del Paese debitore e della maggioranza qualificata dei creditori privati.

Queste clausole andranno scritte velocemente sui nuovi BTp, CcT e CTz: chiarendo come andranno considerati i vecchi titoli senza Cac. Entro domani l'Europa dovrà provare anche a chiarire ai mercati l'arrivo di categorie di subordinazione nel mondo del debito sovrano: Fondo monetario ed Esm diventeranno creditori privilegiati e questo renderà i sottoscrittori dei titoli di Stato subordinati al rimborso integrale dei prestiti erogati da Fmi e Esm.
Se la Bce dovesse entrare in gioco - ha già acquistato titoli di Stato greci senza partecipare all'haircut nella ristrutturazione del debito greco - i mercati dovranno avere bene chiare le regole del gioco. Sempre che qualcuno abbia ancora voglia di lanciare un gettone sul panno verde di Eurolandia.

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