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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2011 alle ore 06:39.

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Il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, sarà processato per peculato per le spese non autorizzate con la carta di credito aziendale della Rai. Lo ha deciso il gup di Roma, Francesco Patrone, fissando all'8 marzo 2012 la data di inizio del dibattimento. Secondo il procuratore aggiunto, Alberto Caperna, in 14 mesi il giornalista ha sforato il budget a sua disposizione di circa 65mila euro. La somma è stata già restituita dal direttore del Tg1, ma per il pm questo non basta a cancellare il reato commesso. «Sono indignato ma tranquillo – replica a caldo Minzolini, presente in aula – mi dicono che a Roma vanno a giudizio il 95% dei casi. Volevano farmi saltare dalla direzione del Tg1 già quando c'era il voto di fiducia al Senato il 14 dicembre 2010. Quello che non sopporto è che vengono utilizzati strumenti del genere per raggiungere l'obiettivo. Questo vi dà l'idea della società di trogloditi in cui viviamo».

Il direttore del Tg1 ce l'ha soprattutto con l'ex dg Rai, Mauro Masi. «In questa vicenda – afferma - è stato un pusillanime, uno leggero perché per due anni l'azienda non mi ha contestato nulla. Poi tutto a un tratto mi vengono rimproverate cose che non stanno né in cielo né in terra». Mentre la Rai rende noto che si costituirà parte civile, Minzolini respinge ogni addebito: «Queste spese erano per l'esclusiva che mi era stata richiesta. Masi mi disse che poteva passare come un benefit compensativo ma in seguito mi spiegò, via lettera, che non si poteva fare».
Il procedimento nasce da una denuncia dell'Idv in cui si ricordava che la carta di Minzolini era abilitata per una spesa massima di 5.200 euro al mese. Tra il 28 luglio del 2009 e il 30 novembre del 2010 il direttore del Tg1 avrebbe invece effettuato spese extra per 74.636,90 euro, circa 65mila in più di quanto sarebbe stato autorizzato a sforare da Masi. Denaro speso, secondo la Guardia di Finanza, per week end nei migliori alberghi di località di villeggiatura (Capri, Ischia, Cortina, Cannes, Marrakech, Dubai) e nei migliori ristoranti di Roma. «Dimostreremo che le accuse sono insussistenti - replicano i difensori del giornalista, gli avvocati Franco Coppi e Carlo Pandiscia - si tratta di spese di rappresentanza».

Dopo il rinvio a giudizio sono in molti a chiedere le dimissioni del direttore del Tg1. A partire dal comitato di redazione della testata e da Carlo Verna dell'Usigrai. Giorgio Merlo (Pd), vicepresidente della Commissione di vigilanza Rai, confida «nella spiccata cultura aziendale del dg Lorenza Lei» mentre Flavia Perina (Fli) si aspetta «una lettera di dimissioni entro poche ore». Solidale con il direttore tutto il Pdl. «I giudizi sommari - afferma Paolo Bonaiuti - non ci hanno mai convinto». Mentre parte il totonomine per la successione di Minzolini – tra i nomi il direttore del Messaggero, Mario Orfeo, e il direttore delle Testate giornalistiche regionali Rai, Alberto Maccari – la questione sarà messa all'ordine del giorno di uno dei prossimi cda dal presidente Rai, Paolo Garimberti. Difficilmente il nodo sarà affrontato nella riunione in programma oggi. Più probabile che tutto sia rimandato al cda di lunedì.

Intanto ieri primo incontro tra il presidente del Consiglio, Mario Monti e i vertici Rai. L'occasione è stata la registrazione di Porta a Porta: Monti (ministro a interim dell'Economia) ha avuto un colloquio con il direttore generale, Lorenza Lei, il presidente, Paolo Garimberti e il direttore di Rai Uno, Mauro Mazza. Un'occasione per parlare anche della situazione finanziaria dell'azienda.

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