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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2011 alle ore 19:27.

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Ivo Josipovich (Lapresse)Ivo Josipovich (Lapresse)

BRUXELLES - Mentre la Turchia inizierà, secondo fonti di stampa, già con l'avvio dell'anno prossimo, e non solo col secondo semestre, l'annunciato «congelamento» dei rapporti con l'Ue a causa dell'imminente presidenza di turno affidata a Cipro, entra da domani nella famiglia a 27 la Croazia.

Zagabria è arrivata infatti agli ultimi passi della lunga maratona del processo di integrazione nell'Ue: domani mattina a Bruxelles si terrà la formale cerimonia della firma del trattato di adesione.
All'evento con foto di gruppo a 28 parteciperanno il presidente croato, Ivo Josipovic, e il premier uscente, Jadranka Kosor, che firmeranno il documento insieme ai leader europei dei 27 Stati membri dell'Unione.
Un passo storico, sebbene non sia ancora la fine di tutto il percorso. Ad accogliere i nuovi membri saranno il presidente dell'Ue, Herman Van Rompuy, e il primo ministro polacco, Donald Tusk, per la presidenza di turno dell'Ue. Così Kosor e Josipovic saranno immortalati per la prima volta nella foto del summit insieme agli altri leader, poi per le «matricole» arriverà un battesimo di fuoco: il primo summit al quale la Croazia partecipa da «osservatore attivo», come futuro Stato membro, è quello più delicato, il «salva-euro», decisivo per la moneta unica e che rischia di riaprire il vaso di Pandora del Trattato di Lisbona.

In occasione del summit i leader devono anche pronunciarsi sulla concessione dello status di Paese candidato alla Serbia e sull'apertura dei negoziati di adesione con il Montenegro. Insomma altri cocci da riparare delle sciagurate guerre balcaniche iniziate da Slobodan Milosevic.

L'ingresso ufficiale dei croati nel club dei Ventisette è in calendario il primo luglio del 2013, al termine del processo di ratifica da parte di tutti i Paesi dell'Ue. Fino ad allora, Zagabria godrà dello status di «osservatore attivo» nella maggior parte dei gruppi di lavoro del Consiglio e nei comitati della Commissione europea, per iniziare a conoscere le procedure e i processi decisionali dell'Unione. A ricoprire lo stesso ruolo saranno dodici parlamentari croati, che seguiranno i lavori del Parlamento europeo.

La firma del trattato di adesione però non significa che il processo di integrazione della Croazia sia finito. Gli impegni presi da Zagabria per diventare membro a pieno titolo dell'Ue continueranno a essere tenuti sotto controllo dalla Commissione europea, che ogni sei mesi pubblicherà un «rapporto di monitoraggio» sui punti in sospeso, le cose da fare e i risultati raggiunti. Se il rating non fosse sufficiente, l'Esecutivo europeo potrà ricorrere a «misure appropriate», sulle quali saranno gli Stati membri poi a decidere. Il trattato di adesione comunque non prevede un possibile rinvio dell'ingresso della Croazia nell'Ue, dopo il quale verrà dato lo stop al monitoraggio della Commissione europea. La sola possibilità di ritardare l'arrivo del ventottesimo Stato membro è nelle mani dei singoli Stati Ue, che potrebbero tirare per le lunghe il processo di ratifica del trattato di adesione.

Infine la parola passerà ai cittadini croati: il Governo ha annunciato per l'inizio del 2012 il referendum popolare che dovrà approvare l'ingresso nell'Ue, il cui risultato non appare, visti i tempi, affatto scontato. Anzi l'idea di un'Europa a due velocità sta facendo perdere attrattività all'Unione europea.

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