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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2011 alle ore 08:43.

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La prima sessione del Consiglio europeo di Bruxelles, che doveva arginare e possibilmente risolvere la crisi dell'euro, dopo 11 ore di discussione tesa e a tratti drammatica, ha prodotto una profonda divisione fra gli Stati membri. Ventitré paesi, fra cui tutti i 17 dell'Eurozona, hanno deciso di stipulare un nuovo trattato intergovernativo ('fiscal compact') che sarà 'aggiuntivo' rispetto al Trattato Ue, e raccoglierà tutti gli impegni degli Stati contraenti in materia di disciplina finanziaria e le nuove regole di bilancio concordate in base all'accordo franco-tedesco.

Fuori dall'iniziativa a 23 restano la Gran Bretagna e l'Ungheria con un 'no' netto, mentre la Repubblica ceca e la Svezia non hanno potuto pronunciarsi perché sprovviste del mandato parlamentare a negoziare un nuovo trattato.

«Noi non rinunceremo mai alla nostra sovranità»: il primo ministro britannico David Cameron ha giustificato così, in una conferenza stampa stamattina a Bruxelles, il rifiuto di Londra ad accettare la riforma dei trattati dell'Ue proposta da Parigi e Berlino per una maggiore disciplina nella politica di bilancio comunitaria.

Cameron ha parlato di una «decisione difficile ma buona» in cui gli interessi del suo paese sono stati tutelati. E ha aggiunto: «Se non si riescono a contenere gli eccessi all'interno di un Trattato, meglio restarne fuori». «Ciò che è uscito» dal summit Ue «non era nell'interesse della Gran Bretagna, quindi non l'ho accettato. Sono lieto di non essere nell'euro» ha proseguito il premier britannico, «non potevo presentare questo nuovo trattato al nostro parlamento» ha detto ancora Cameron, visibilmente sollevato.

Stando a quanto riferito precedentemente dal presidente francese Nicolas Sarkozy, Cameron aveva chiesto un protocollo allegato al trattato per esonerare Londra dall'applicazione delle regole sui servizi finanziari. Una condizione non accettabile - stando al leader francese - poiché proprio da questo settore sono nati molti dei problemi dell'attuale crisi.

Secondo Cameron, invece, devono essere tutelati «interessi britannici in ambito Ue» come il libero scambio e l'apertura dei mercati. Quando ai 17 paesi dell'Eurozona, accompagnati da sei paesi membri 'volontari' nell'ambizioso progetto di revisione dei trattati - che sarà verosimilmente messo a punto per marzo - Cameron ha augurato loro «buona fortuna» perché risolvano i loro «problemi».

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