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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2011 alle ore 08:12.

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BRUXELLES. Dal nostro inviato
La parola chiave di questo Consiglio europeo è «fiscal compact», patto fiscale, una definizione usata per la prima volta dal presidente della Bce Mario Draghi e fatta propria nel comunicato finale del vertice Ue per definire l'accordo intergovernativo sull'unione e disciplina di bilancio. «Non è una parola molto consueta - ha spiegato anche il premier Mario Monti - ma esprime molto bene con "compact" il senso di patto». «Quasi quasi - ha scherzato il premier - potevo usarla nel decreto legge» sulla manovra.
Il termine indica in realtà il ritorno del rigore tedesco in tutta la sua potenza di fuoco e di costruzione ideologica dopo la "sbandata" del 2003 che, con l'asse costruito proprio tra Germania e Francia, annullò il Patto di stabilità voluto da Theo Weigel ministro delle Finanze del cancelliere Helmut Kohl e soprattutto le sue automatiche sanzioni. Il Patto definito in una famosa intervista a Le Monde «stupido» nel senso di "troppo meccanicistico" dall'allora presidente della Commissione Ue Romano Prodi, venne così messo in soffitta. Ora si torna all'antico per fermare il contagio dei debiti sovrani europei e dare stabilità alla vacillante unione assimetrica dell'Eurozona in cerca di quella stampella - l'unione fiscale - senza la quale la moneta vacilla.
L'accordo per il nuovo patto di disciplina fiscale europeo sarà «approvato all'inizio di marzo, in occasione del prossimo Consiglio europeo». Lo ha detto il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy nella conferenza stampa al termine del vertice notturno dei capi di Stato e di Governo. «Abbiamo fatto passi avanti considerevoli - ha detto un ottimista Van Rompuy - e l'accordo è quasi all'unanimità perché manca all'appello un solo Paese».
Il comunicato finale, che è un impegno politico ma non ancora giuridico, dice che i Paesi firmatari dell'"euro-Schengen", cioè di un patto intergovernativo e non comunitario si impegnano a stabilire una nuova regola di bilancio comprendente i seguenti elementi: i bilanci generali delle amministrazioni pubbliche devono essere in pareggio o in avanzo e questo principio si considera rispettato se, di norma, il disavanzo strutturale annuo non supera lo 0,5% del Pil nominale. Questa regola aurea verrà inserita anche negli ordinamenti giuridici nazionali degli Stati a livello costituzionale. Comprenderà un meccanismo automatico di correzione che si attiverà in caso di scostamento. Sarà definita da ciascuno Stato sulla base di principi proposti dalla Commissione Ue che - sebbene non si tratti quindi di un trattato comunitario - entra negli accordi con un ruolo addirittura rafforzato. Gli Stati inoltre riconoscono la competenza della Corte di Giustizia (altro tasto dolente a causa del fatto di non aver potuto usare la strada tradizionale) a verificare il recepimento di questa regola a livello nazionale.
Inoltre sarà istituito un meccanismo per la relazione ex ante (uno dei punti più qualificanti come lo ha definito Goldman Sachs) degli Stati membri sui rispettivi piani annuali di emissione di debito. Infine tornano le sanzioni automatiche: non appena alla Commissione risulti che uno Stato membro ha superato la soglia del 3%, scatteranno conseguenze automatiche a meno che la maggioranza qualificata degli Stati membri della zona euro sia contraria. Gli automatismi nelle sanzioni a carico di chi non rispetta i parametri però «non si applicano al rientro del debito secondo la regola dell'1/20».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I NUMERI DELL'ACCORDO

0,5%
La «regola aurea»
È la soglia massima di disavanzo strutturale annuo consentita per rispettare l'impegno al pareggio di bilancio, che dovrà essere inserito negli ordinamenti nazionali
3%
La soglia delle sanzioni
Con un rapporto tra deficit e Pil superiore al 3% scatteranno sanzioni, a meno che non sia contraria la maggioranza qualificata dei Paesi membri
60%
Il tetto al debito
I Paesi con un rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo superiore al 60% dovranno ridurlo ogni anno di almeno 1/20 dell' eccedenza

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