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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2011 alle ore 14:15.

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Ormai prevale la rassegnazione: i margini per ridurre il peso della manovra sono strettissimi, mancano coperture finanziarie alternative. Questa la conclusione pronunciata a denti stretti dai deputati che ieri hanno partecipato al vertice tra maggioranza e governo.

«Per aumentare la soglia dell'indicizzazione delle pensioni servono 2,4 miliardi e interventi di pari livello per innalzare la soglia di detraibilità dell'Ici sulla prima casa», ha spiegato il vicecapogruppo del Pdl, Massimo Corsaro, al termine dell'incontro con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, al quale ha partecipato assieme ai relatori, Pierpaolo Baretta (Pd) e Maurizio Leo (Pdl), e agli altri responsabili dei partiti di maggioranza.

Il Governo si è mostrato disponibile ad alleggerire il peso dell'Imu per le famiglie e a garantire il recupero dell'inflazione anche per le pensioni fino a 1.500 euro, ma tra i partiti non c'è intesa sulla copertura, ovvero su dove recuperare quei 5 miliardi di euro che verrebbero meno. Si continua a parlare di un incremento dell'imposta sui capitali "scudati" (dall'1,5 al 3%) che porterebbe però solo altri 2 miliardi. E poi di continuare a incrementare il fronte delle tasse il Pdl non vuol sentir parlare. E né l'Ici sugli immobili della Chiesa né la vendita delle frequenze Tv rientrano per ora tra le alternative praticabili.

Sull'applicazione dell'imposta ai beni del Vaticano non destinati a fini di culto il Pdl continua ad essere diviso. Berlusconi ha dato libertà di scelta ma al momento non sembra che ci possano essere accelerazioni. Tant'è che non se n'è parlato neppure nella riunione tra maggioranza e governo di ieri. «Vedremo se nelle prossime settimane si giungerà a una modifica di quanto già previsto o, al contrario, si rinvierà più in là nel tempo», sottolineava ieri Gianfranco Fini. Il presidente della Camera, nell'apprezzare l'apertura del Cardinal Bagnasco, ha fatto così capire che il tema dell'Ici sugli immobili della Chiesa non è proprio all'ordine del giorno.

Anche il fronte delle frequenze Tv sembra per il momento accantonato. Nel Pd qualcuno lo rilancia ma per il Pdl è una strada impraticabile. La tesi del partito di Berlusconi è che non sarebbero garantite affatto nuove entrate, «le aste andrebbero deserte» ha detto l'ex ministro Paolo Romani. «Non è vero potremmo ricavarne oltre 2 miliardi di euro», ha replicato il senatore del Pd Vincenzo Vita. E anche se il relatore del Pd alla manovra Pierpaolo Baretta aggiunge che la vendita delle frequenze «non può essere esclusa» come eventuale copertura alternativa, la sensazione è che in questo momento nessuno voglia rischiare di far saltare la tregua faticosamente raggiunta nella maggiorannza. Il via libera della Lega, che ha dichiarato di essere pronta a votare sì all'asta delle frequenze, così come anche l'Idv di Di Pietro confermano che un'eventuale accelerazione su questo fronte potrebbe davvero minare irreparabilmente la tenuta dell'esecutivo. Correttivi alla manovra comunque ce ne saranno. Si parla di una riduzine dei tagli di circa 2,5 miliardi. Se così fosse è probabile che a beneficiarne saranno i pensionati che in questo momento sono esclusi dal recupero dell'inflazione.

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