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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2011 alle ore 18:28.

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Le capacità operative delle forze alleate in Afghanistan potrebbero ridursi o venire seriamente limitata dal perdurare del blocco imposto dalle autorità di Islamabad all'afflusso di rifornimenti lungo il confine afghano. Un blocco che potrebbe durare ancora molte settimane o addirittura divenire perpetuo se i contatti tra Stati Uniti e Pakistan non riuscissero a dirimere la controversia esplosa dopo l'uccisione di 25 guardie di frontiera pakistane in un blitz aereo lungo il confine il 26 novembre.

Il primo ministro pachistano Yousouf Reza Gilani ha detto alla BBC che «esiste un gap di credibilità tra noi e gli Stati Uniti, ci stiamo lavorando assieme e ancora non abbiamo fiducia gli uni negli altri. Penso che bisognerà migliorare i nostri rapporti in modo da avere maggiore fiducia reciproca". Su richiesta di Islamabad le unità operative della Cia hanno intanto sgomberato la base aerea di Shamsi, in Balucistan utilizzata da anni dai velivoli teleguidati statunitensi per i raids sui rifugi talebani e di al-Qaeda al confine con l'Afghanistan.

Lo stop ai rifornimenti espone i 130 mila militari alleati al rischio di perdere autonomia mentre i camion che si accumulano lungo i passi della frontiera afghano-pakistan, nel Waziristan e in Belucistan, diventano facile preda dei talebani che negli ultimi giorni hanno distrutto una cinquantina di autobotti cariche di carburante.

Il comando alleato punta a potenziare l'afflusso di mezzi e materiali dalla Russia e dalle repubbliche ex sovietiche, rotta logistica certo più sicura sul piano militare ma esposta a rappresaglie politiche, specie ora che le tensioni tra Mosca e Washington sullo scudo antimissile e le accuse di intrusione statunitense nella politica interna russa si fanno più intense. Negli anni scorsi i continui attacchi ai convogli sul Passo Khyber e la mutevolezza dei rapporti con Islamabad avevano indotto gli Occidentali a potenziare la rotta logistica russa impiegando treni e convogli terrestri. Negli ultimi mesi è diventata la linea principale di alimentazione per le truppe alleate con ampie valutazioni di impiegarla anche per il ritiro delle truppe dall'Afghanistan.

Attualmente il 48% dei rifornimenti Nato transita ancora attraverso il Pakistan mentre il 52% attraversa i territori russi e dell'ex Urss insieme al 60% del combustibile. Il Comando Isaf prevede ora di incrementare l'afflusso di rifornimenti da ovest portandolo al 75% del fabbisogno totale. La Russia non autorizza ancora il passaggio di sistemi d'arma "letali" che arrivano solitamente in Afghanistan con gli aerei cargo e quindi con costi considerevoli. Gli Stati Uniti, che schierano il grosso delle forze alleate in Afghanistan, riforniscono le proprie trippe con materiali provenienti per il 30 per cento dal Pakistan, il 40% dall'ex Urss e per il 30% con un ponte aereo.

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