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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2011 alle ore 18:26.

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Anche gli amministratori delle partecipate dovranno tirare la cinghia. Il maxiemendamento alla manovra impone un tetto alle retribuzioni degli Ad delle Spa gestite dal Tesoro ma non quotate. Intanto è giallo sul nuovo allentamento alla stretta sulle Province: una prima versione del testo messo a punto dai relatori conteneva un "salvacondotto" per i sette enti che andranno al voto in primavera, salvo uscirne nel corso della giornata. Ma l'impressione è che su questo punto non sia ancora stata scritta la parola fine.

Come detto, il pacchetto di modifiche depositato dai relatori Pier Paolo Baretta (Pd) e Maurizio Leo (Pdl) introduce al decreto «salva-Italia» un nuovo articolo 23-bis che fissa un limite agli stipendi dei manager delle 12 società per azioni partecipate dal ministero dell'Economia ma non quotate: Poste, Rai, Fintecna, Sace, Cassa depositi e prestiti, Istituto poligrafico, Sogin, Enav, Eur, Inviatali, Anas e Ferrovie dello Stato. Laddove restano fuori dalla stretta le tre Spa collocate in Borsa (Enel, Eni e Finmeccanica).

La disposizione in questione affida a un successivo decreto di via XX Settembre il compito di classificare queste società per fasce sulla base di indicatori sia qualitativi che quantitativi. A ogni gruppo corrisponderà un diverso tetto ai compensi per gli amministratori delegati, aggiornabile ogni tre anni in base all'inflazione e alle mutate condizioni del mercato. Con un paletto "fissato" sin d'ora: la componente variabile degli emolumenti non possa superare il 30% della parte fissa.

Assume i contorni del giallo la vicenda delle Province. Già il testo definitivo della manovra aveva allentato la stretta prevedendo che la decadenza di giunte e consigli in carica non fosse più contestuale alla legge statale che trasferirà i loro poteri ai Comuni ma fosse demandata alla legge stessa. Ora si profila un nuovo allentamento all'orizzonte. Quanto meno per le sette amministrazioni che torneranno al voto in primavera: Vicenza, Ancora, Ragusa, Como, Belluno, Genova, La Spezia. Nel posticipare dal 30 aprile al 31 dicembre la data entro la quale dovrà arrivare tale legge statale, una prima versione del maxiemendamento al Dl «salva-Italia» individuava nel 31 marzo 2013 la dead line degli organi in carica e prorogava automaticamente fino a quel momento giunte e consigli attualmente in sella.
In una release del testo dei relatori quella norma è sparita ma non è affatto escluso che, da qui all'approvazione del testo in commissione o in aula, non ritorni d'attualità.

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