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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2011 alle ore 16:43.

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Manuel Barroso (Afp)Manuel Barroso (Afp)

Uno scenario da catastrofe, un terremoto economico e sociale, nient'altro che caos. È quello che l'uscita volontaria dall'euro provocherebbe per la Francia, secondo uno studio realizzato dall'istituto Montaigne in partenariato con Les Echos. In cifre, l'addio francese all'eurozona provocherebbe la distruzione da 6 a 19 punti della ricchezza nazionale nel giro di dieci anni e l'eliminazione di oltre un milione di posti di lavoro. Ben presto, la Francia si troverebbe nella situazione dell'Italia, con un enorme debito pubblico da finanziare a tassi d'interesse più elevati.

L'uscita della Francia dall'euro è "il sogno di Marine Le Pen e il terrore degli altri candidati alle presidenziali del 2012", scrive Les Echos. Il Front National ne ha fatto un tema di campagna elettorale e da un recente sondaggio Ipsos risulta che un terzo dei francesi sarebbe favorevole a questa prospettiva. Anche se l'ipotesi che preoccupa i mercati in questo momento è l'esplosione della zona monetaria più che un ritiro volontario della Francia.
L'istituto Montaigne ha cercato di calcolare le conseguenze di un ritorno al franco, basandosi su modelli econometrici di Bercy. La Francia diventerebbe più povera: perderebbe circa 9mila euro per salariato. Fin dal primo anno, sarebbero distrutti centinaia di migliaia di posti di lavoro.

La stessa eurozona non sopravviverebbe all'uscita della Francia, con "conseguenze ancora più disastrose". L'uscita dall'euro si accompagnerebbe a una svalutazione immediata del 20% della nuova moneta, che sarebbe severamente punita dai mercati. Il debito passerebbe automaticamente dall'82 al 103% del Pil e in breve la Francia finirebbe nella situazione dell'Italia (118%) che oggi deve sostenere tassi d'interesse ben più elevati (tra il 6 e il 7%).
Lo studio dell'istituto Montaigne "demolisce i fantasmi", afferma Les Echos in un editoriale intitolato "La teoria del caos". Il quotidiano critica duramente l'uscita dall'euro, che "avrebbe conseguenze rapidamente catastrofiche sulla crescita e sull'occupazione". Politicamente, dal caos trarrebbe vantaggio l'estrema destra. Economicamente, non ne avrebbe vantaggio nessuno, sottolinea l'editoriale.

Sull'ipotesi di un'uscita della Francia dall'euro, Les Echos intervista esponenti del mondo imprenditoriale e finanziario. Jean-Pierre Calmadieux (Solvay) la considera "fanta-economia", Lionel Zinsou (Pai Partners) osserva che non c'è nessuna magia nella svalutazione.
A credere fermamente nell'euro è Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, che in un'intervista a La Tribune rimprovera ai governi europei di non avere agito fin dall'inizio con abbastanza energia nei confronti della Grecia. "Non saremmo a questo punto. I governi hanno sempre agito in ritardo, senza mai anticipare e sempre con soluzioni parziali, mai definitive. Certo, è la prima grande crisi dell'euro, ma arrivare a parlare di un crollo della moneta unica, è incredibile".

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