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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2011 alle ore 21:22.

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(LaPresse)(LaPresse)

Con lo Sporting, all'Olimpico, è la partita del dentro o fuori. Per proseguire nel suo cammino in Europa League la Lazio deve innanzitutto mantenere il sangue freddo. E' il mantra di Reja, che in questi giorni però ha chiesto anche furore agonistico parlando un po' esageratamente di partita della vita. Un modo per caricare e responsabilizzare una squadra che deve prima di tutto contare sulle proprie forze, sapendo però che potrebbe non bastare perché sarà determinante anche il risultato della partita tra Zurigo e Vaslui. I romeni hanno infatti gli stessi punti della Lazio.

Una Lazio che non parte certo avvantaggiata, falcidiata com'è dagli infortuni, a cominciare dall'uomo che ha dato grandi garanzie in questa prima fetta di stagione, il portiere Marchetti, costretto al forfait e sostituito da Bizzarri, fino all'ultima tegola degli affaticamenti muscolari di Radu e Konko, senza contare che Stankevicius e Scaloni non sono disponibili perché non sono inseriti nelle liste Uefa.

La squadra segue i dettami del tecnico e non parte all'arma bianca, ragiona. Cerca con continuità il terminale offensivo Kozac (gettato nella mischia per far fronte all'influenza di Rocchi e per risparmiare Klose in vista dell'incontro di campionato con l'Udinese) attraverso una serie di verticalizzazioni ma rischia anche qualcosa in fase difensiva. Anche i portoghesi, con una formazione infarcita di giovani leve, mantengono il basso profilo (ma loro sono già comodamente qualificati e possono permettersi il lusso di lasciar fare la partita agli avversari), così, la prima mezz'ora di gara scivola via senza grandi emozioni, con qualche errore di troppo, e con i due portieri praticamente inoperosi.

L'occasione più clamorosa la spreca Sculli che, in condizione di tirare, decide di servire i compagni facendo sfumare la prima vera azione offensiva. Ma prima del riposo arriva la svolta che, stando al punteggio di Zurigo fermo sullo 0-0, qualifica momentaneamente la Lazio. Lulic crossa alla perfezione al centro dell'area dove davanti al portiere portoghese sono schierati e pronti a colpire ben tre biancocelesti. Il colpo di testa vincente è di Kozac che non deve neppure saltare per depositare in rete la palla del vantaggio.

Dieci minuti della ripresa e la Lazio raddoppia: Diakitè verticalizza per Sculli che, solo davanti al portiere Marcelo, controlla di sinistro e insacca di piatto destro. La Lazio fa il suo dovere fino in fondo. A questo punto è ancor più fondamentale l'orecchio teso alle radioline che aggiornano in tempo reale sulla gara di Zurigo aumentando il rimpianto per un paio di gare in cui la Lazio avrebbe francamente potuto fare qualcosa in più, come accaduto proprio con il Vaslui che si è portato via dall'Olimpico un pareggio per 2-2, contro lo 0-0 in Romania che lo mette al sicuro nel caso di arrivo a pari in virtù della differenza reti. Ma al 69' la curva nord esplode in un urlo liberatorio che si propaga in pochi secondi fino alle panchine e poi al campo. Gli svizzeri sono passati in vantaggio e il traguardo è più vicino ma guai a deconcentrarsi proprio adesso.

I portoghesi non hanno mollato gli ormeggi, anzi, cercano la reazione d'orgoglio mentre Reja decide di concedere qualche minuto di palcoscenico a Federico Zampa, ventenne della Primavera. I minuti non passano mai, l'Olimpico canta incessantemente, l'attesa è infinita. La Lazio non ha più interesse a spingere e si difende senza grossi affanni. Dentro anche Klose, anche se non c'è una giustificazione logica a questa decisione, soprattutto in chiave campionato. Ma intanto, al 90', lo Zurigo raddoppia, e della logica non importa più niente a nessuno. E' solo festa.

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