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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2011 alle ore 06:39.

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Il 10 dicembre scorso Aleksej Kudrin non era in piazza Bolotnaja a manifestare: ma l'ex ministro delle Finanze di Vladimir Putin non ha escluso di partecipare a nuove dimostrazioni. «Lasciamo aperta questa domanda», ha risposto ieri sera a chi, dalla radio Eco di Mosca, gli chiedeva le sue intenzioni sulle proteste che verranno, la prossima fissata per il 24 dicembre, due giorni dopo la convocazione della contestata Duma. È necessario studiare i passi futuri delle autorità, ha detto Kudrin: il suo volto e quello di Mikhail Prokhorov, oligarca dei metalli, hanno fatto irruzione sulla scena politica russa stravolta dalle contestazioni dopo il voto del 4 dicembre. E poiché sono entrambi uomini vicini a Putin, entrambi rientrerebbero nella strategia messa a punto dal Cremlino per dividere il fronte della protesta, accogliendone l'ala pronta a identificarsi nel miliardario di successo (Prokhorov) o nell'economista liberale (Kudrin).
Mikhail Prokhorov, 46 anni, il terzo uomo più ricco di Russia con una fortuna stimata in 18 miliardi di dollari, sfiderà Putin alle elezioni di marzo. Gli farà da parafulmine, suggeriva l'altra sera su Eco di Mosca il direttore della Nezavisimaja Gazeta, Konstantin Remciukov. Prokhorov, a cui fa capo la holding Onexim con interessi dall'alluminio (Rusal) all'oro (Polyus Gold), potrebbe raccogliere voti dalla destra ma, secondo Remciukov, incoraggiare allo stesso tempo gli elettori di sinistra a votare per reazione il comunista Ghennadij Zjuganov o Serghej Mironov, del partito con tendenze populiste Russia Giusta. Lasciando Putin al di sopra della mischia.
La partita di Kudrin è forse ancor più complessa: economista rispettato a livello internazionale per il rigore con cui ha vegliato sui conti pubblici per più di un decennio, si è detto disponibile a creare un partito di orientamento democratico e liberale. Ha preso le distanze da Russia Unita, spiegando di non aver votato per il partito del potere. Accogliendo in parte una delle richieste dei manifestanti di sabato scorso, Kudrin ha aperto a un riconteggio dei voti, almeno in alcune regioni. E ha preso cautamente le distanze da Putin, spiegando di non essere in totale sintonia con lui. Se la risposta del Cremlino alla domanda di cambiamento della società sarà un allentamento del sistema, senza perderne il controllo, il protagonista potrebbe essere Kudrin. Anche immaginando più avanti un futuro senza Putin.
Ma gli occhi intanto sono puntati sul primo ministro, che non ha ancora detto quasi nulla sulle proteste ma domani sarà in onda per ore rispondendo a domande da tutto il Paese nell'annuale maratona televisiva, "Conversazione con Putin". E chissà se qualcuno avrà il coraggio di chiedere il suo parere su un'altra notizia in primo piano a Mosca: il licenziamento del direttore di Kommersant-Vlast, l'edizione settimanale del popolare quotidiano che lunedì scorso, nello speciale elezioni, ha pubblicato la foto di una scheda accompagnata da una scritta che mandava Putin a quel Paese, ma in termini più offensivi. Il giornalista, Maksim Kovalskij, si è detto convinto che il Cremlino - «nervoso per le proteste» - abbia fatto pressione sull'editore Alisher Usmanov, tycoon dei metalli (e dell'Arsenal), legato a Gazprom. «Per principio non interferisco nella politica editoriale di Kommersant - ha dichiarato Usmanov - ma ci sono codici morali ed etici che in questo caso particolare sono stati violati». A movimentare ulteriormente il quadro è stata la notizia, ieri sera, che proprio Prokhorov starebbe trattando con Usmanov per acquistare Kommersant.
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