Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2011 alle ore 06:40.

My24

ROMA
Con due votazioni contrastate, a maggioranze variabili, la Rai ha rimosso Augusto Minzolini dalla direzione del Tg1 e nominato a interim al suo posto Alberto Maccari.
La proposta del direttore generale Lorenza Lei è passata, alla fine, ma non senza contrasti, spaccature e differenziazioni all'interno del Consiglio e degli schieramenti votati originariamente dalla Vigilanza. Si è andati a votazioni separate e non a un'unica votazione, dopo una richiesta del consigliere Nino Rizzo Nervo accettata nella tarda serata di lunedì. La prima votazione ha riguardato i pareri legali portati da Lorenza Lei in Cda i quali concordano sull'applicabilità della legge 97 del 2001 ai dipendenti della Rai in caso di rinvio a giudizio. L'articolo 8 della legge, in particolare, ne prescrive l'applicabilità rispetto ai regimi contrattuali esistenti. Minzolini viene rimosso dalla direzione del Tg1 e posto a disposizione del direttore generale in attesa di individuare un nuovo incarico. Secondo l'accordo integrativo Rai-Usigrai dovrebbe avere a disposizione tre opzioni tra le quali scegliere. Minzolini giudica «immotivata» la propria rimozione e annuncia un ricorso dal giudice del lavoro.
Nel Cda arriva una prima sorpresa: il consigliere Rodolfo De Laurentiis, designato dall'Udc, non partecipa al voto, pur avendo concordato sul voto "separato". Altra sorpresa: la delibera proposta dal direttore generale passa grazie a quattro voti favorevoli: quelli di Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, designati dal Pd, del presidente Paolo Garimberti, il cui voto vale doppio in caso di parità e di Massimo Gorla, designato dal Pdl, che parla di «voto obbligato e non politico». Va ricordato che, sul caso della nomina di Alfredo Meocci a direttore generale, davanti a una legge che chiaramente ne escludeva l'eleggibilità, i consiglieri che votarono a favore di Meocci hanno avuto diverse conseguenze. Votano contro la rimozione di Minzolini Guglielmo Rositani e Antonio Verro designati dal Pdl, Giovanna Bianchi-Clerici, Lega Nord e Angelo Maria Petroni, designato dal Tesoro. Quest'ultimo ritiene che «le decisioni prese dal Cda siano in contrasto con le norme in vigore e pregiudizievoli dell'interesse dell'azienda, compresa la sua capacità di competere sul mercato». Petroni annuncia l'avvio di azioni legali a tutela degli interessi aziendali. Secondo Verro, inoltre, «pur di veder rimosso Minzolini si è interpretata in maniera ancora più estensiva le note sentenze della Corte di Cassazione che avevano equiparato, solo per certi aspetti, la nostra azienda a un ente pubblico». Tale scelta, secondo Verro, «potrebbe esporre l'azienda a rischiosi contenziosi» segnando «probabilmente l'inizio della fine del servizio pubblico. Su questo punto è bene che si esprima presto l'intera azienda».
Le sorprese della giornata non finiscono qui. Si va a votare per la nomina di Maccari direttore a interim sino al 30 gennaio, con un prolungamento del contratto perché Maccari dovrebbe andare in pensione dal 4 gennaio. La sua nomina, quindi, non potrà mai essere definitiva, al massimo ci potrà essere un'altra proroga senza un accordo a gennaio sul nome del nuovo direttore. La proposta Maccari passa con cinque voti a quattro. Quelli dell'ex centro-destra? No: Petroni, in coerenza con il voto precedente sulla rimozione di Minzolini, vota contro. A favore, insieme agli altri consiglieri designati dal centro-destra, vota il presidente Garimberti. De Laurentiis rientra in Consiglio e vota contro la nomina di Maccari insieme a Rizzo Nervo, ma Giorgio Van Straten si astiene. Mentre i sindacati proclamano uno sciopero il 22 dicembre, il Cda va avanti a maggioranze "variabili". «Le maggioranze risicate – commenta Rizzo Nervo – dimostrano che continua a esserci un problema serio di tenuta del vertice. Un'azienda che deve affrontare scelte non più rinviabili ha bisogno invece di una guida responsabile e sicura».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LE SPESE CON LA CARTA DI CREDITO

Processo a marzo
È fissata per l'8 marzo la prima udienza del processo che vede imputato, Augusto Minzolini (foto). L'ex direttore del Tg1 è stato rinviato a giudizio per la vicenda delle spese sostenute con la carta di credito aziendale. L'accusa è di peculato: nel capo di imputazione si contesta a Minzolini di aver sforato, in 14 mesi, il budget a sua disposizione nella misura di circa 65mila euro (somma peraltro, restituita dal direttore del Tg1 all'azienda)

Shopping24

Dai nostri archivi