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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2011 alle ore 06:41.

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ROMA
Dopo sei anni di guida ininterrotta dell'Ispettorato del ministero della Giustizia, Arcibaldo Miller, ha lasciato l'incarico. La decisione è stata presa al termine di un colloquio con il ministro della Giustizia Paola Severino e sarà formalizzata oggi con la richiesta al Csm di disporre il suo rientro in servizio nella magistratura e dunque di revocare il suo collocamento fuori ruolo.
Da mesi la poltrona di Miller era in bilico, da quando il suo nome era comparso nelle carte dell'inchiesta sulla P3. A giugno il plenum del Csm aveva deciso di archiviare il fascicolo che aveva aperto su di lui ma solo per la sua posizione di fuori ruolo e dunque per l'impossibilità, anche solo teorica, di avviare nei suoi confronti la procedura di trasferimento d'ufficio per incompatibilità.
Ma aveva dato incarico alla Terza Commissione di Palazzo dei Marescialli di verificare se fosse possibile revocargli il collocamento fuori ruolo. Un compito non ancora ultimato, anche se sul tavolo dei consiglieri c'era già un parere dell'Ufficio studi del Csm che apriva alla possibilità di una revoca.
Era così cominciato un braccio di ferro che aveva portato Miller a impugnare davanti al Tar del Lazio la stessa delibera con la quale il Csm aveva archiviato il suo caso con riferimento alla P3, accusando Palazzo dei Marescialli di avergli fatto un «processo sommario», andando al di là dei suoi poteri.

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