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Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2011 alle ore 19:19.

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Vladimir Putin. Foto LaPresseVladimir Putin. Foto LaPresse

La risposta di Vladimir Putin all'ondata di proteste seguita alle elezioni del 4 dicembre è nascosta tra le pieghe dell'annuale maratona televisiva in cui il primo ministro, in veste quest'anno di candidato alla presidenza russa, ha "conversato" per quattro ore e mezza con un pubblico disseminato per le regioni del Paese.

Sfondo rosa e azzurro alle sue spalle, non più il rosso e blu di Russia Unita, il partito del potere obiettivo della rabbia degli elettori. Putin è entrato sorridendo, ha ringraziato gli intervenuti e sorridendo ha risposto alla prima domanda che subito ha affrontato il tema della protesta: cosa ne pensa? «In piazza Bolotnaja – ha detto Putin riferendosi alla grande manifestazione di sabato scorso – ho visto tanti giovani, intelligenti, attivi, determinati a esprimere le proprie idee. Se sono il frutto del regime di Putin, me ne compiaccio». Purché le loro dimostrazioni restino nei confini della legge, ha ripetuto. Poi ha ironizzato sui nastrini bianchi divenuti simbolo della protesta: all'inizio pensavo fossero dei preservativi, ha detto.

Scrollatosi di dosso l'argomento, Putin non è sembrato affrontare nella sostanza il malumore che ha spinto decine di migliaia di persone a non votare più per Russia Unita, la stanchezza verso il sistema e le sue iniquità, la rabbia per le violazioni verificate durante il voto, la richiesta di una maggiore partecipazione. Ha corteggiato i dimostranti con qualche accenno al rafforzamento delle istituzioni democratiche e alla necessità di liberalizzare e modernizzare il Paese, ma nel concreto ha escluso un riconteggio dei voti o nuove elezioni,la prima richiesta della piazza. Proponendo però, per il voto di marzo che dovrebbe riportarlo al Cremlino, l'installazione nei seggi di telecamere collegate a internet, perché tutti possano verificare la correttezza del voto. Proprio come Putin aveva ordinato di fare l'estate del 2010, per sorvegliare la ricostruzione delle case distrutte dagli incendi.

Altre aperture riguardano un allentamento delle norme elettorali irrigidite proprio da lui, nel suo primo periodo al Cremlino: registrazione più facile per i partiti, elezioni guidate per i governatori. Al di là di questo, la linea guida resta la stessa: ogni tentativo di destabilizzare il Paese – sull'esempio della rivoluzione arancione in Ucraina – non sarà tollerato. Anche perché tra i dimostranti – ha ripetuto Putin tornando ad attaccare gli Stati Uniti – «c'è chi ha il passaporto russo, ma agisce negli interessi altri Stati, con denaro straniero».

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