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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2011 alle ore 06:40.

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ROMA
Nuovo allarme bomba per Equitalia. Una busta sospetta, che in un primo momento si pensava potesse contenere un dispositivo esplosivo, è stata intercettata ieri negli uffici della sede romana del lungotevere Flaminio e consegnata agli artificieri della questura della capitale. Gli accertamenti della Digos hanno tuttavia escluso che si trattasse di un pacco esplosivo. «Non era un ordigno – spiega un investigatore – la busta ritrovata ieri non c'entra nulla con il pacco bomba del 9 dicembre che ha ferito il direttore generale di Equitalia. L'involucro conteneva solo pochi grammi di polvere nera e una miccia che al massimo avrebbe potuto provocare una fiammata e una lieve ustione».
La busta bianca da lettere, senza mittente e indirizzata in maniera generica all'azienda di riscossione dei tributi, era arrivata insieme ad altra corrispondenza dal centro di smistamento della posta di Fiumicino. Un dipendente di Equitalia, notando una consistenza strana all'interno della busta e tracce di polvere nera sulla scrivania, aveva dato all'allarme, che è subito rimbalzato sui siti Internet provocando reazioni di solidarietà. A partire dal presidente del Consiglio, Mario Monti, che ha condannato «fermamente l'ennesimo atto criminale compiuto contro delle persone che compiono esclusivamente il loro dovere al servizio delle istituzioni e del Paese».
In ogni caso l'allarme, non solo ad Equitalia, resta alto. Dopo il plico esplosivo che una settimana fa ha ferito il dg, Marco Cuccagna, le misure di sicurezza e i controlli sono stati rafforzati in tutte le sedi societarie e istituzionali che in potenza potrebbero diventare bersaglio di nuovi attentati. Un atteggiamento in linea con l'invito rivolto dal questore di Roma, Francesco Tagliente, subito dopo l'attentato a Cuccagna, alla cautela «nell'aprire la corrispondenza inviata da persone o enti non conosciuti o sospetti» e a segnalare prontamente possibili pericoli alle forze dell'ordine.
Sul fronte dell'inchiesta per attentato con finalità di terrorismo condotta dalla Procura di Roma, gli investigatori sono ancora alla ricerca del terzo pacco esplosivo annunciato nei volantini della Federazione anarchica informale (Fai) allegati ai due plichi bomba inviati nei giorni scorsi, rispettivamente, all'ad di Deutsche Bank, Josef Ackermann, nella sede centrale di Francoforte, e a Cuccagna nella sede romana di Equitalia di via Andrea Millevoi. «Morte alle banche che strangolano i popoli – recitavano i due volantini –. Tre pacchi bomba in viaggio in questi giorni, tre esplosioni contro banche e banchieri, zecche e sanguisughe. Guerra all'Europa dei banchieri, morte alle sanguisughe che ci governano». Le indagini, condotte dal procuratore aggiunto, Pietro Saviotti, proseguono sottotraccia. La pista resta quella anarchica. Gli investigatori sono convinti che i mittenti dei due pacchi siano gli stessi che lo scorso anno, proprio in questo periodo, rivendicarono a nome della Fai la serie di attentati contro diverse ambasciate e sedi diplomatiche a Roma e in altre capitali europee. Insomma, ci troveremmo di fronte a una nuova "campagna natalizia" della federazione anarchica, che questa volta avrebbe preso di mira banche e istituzioni finanziarie.
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