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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2011 alle ore 20:12.
A pochi passi dal parlamento egiziano teatro di pesanti scontri in queste ore, nel centro del Cairo un gruppo di giovani è al lavoro e soprattutto rischia la vita per mettere in salvo preziosissimi testi e manoscritti antichi. I documenti andati parzialmente distrutti dall'incendio divampato per quasi 24 ore nell'Istituto d'Egitto, sono una preziosa eredità della spedizione napoleonica del 1798 nel paese delle Piramidi. L'edificio, parzialmente diroccato, sembra sull'orlo del crollo, e occorre fare in fretta, anche se per alcuni preziosi cimeli è ormai troppo tardi. «Purtroppo non è stato possibile recuperare nulla della grande opera documentaria "Description de l'Egypte", curata dai 150 studiosi e ricercatori che Napoleone portò al suo seguito per sviluppare la conoscenza della storia di questo Paese»: lo spiega con grande rammarico il ministro della cultura, Shaker Abdel Hamid, definendo la distruzione dei manoscritti e di quelle opere «una catastrofe per la scienza» e annunciando la formazione di una commissione di specialisti per il restauro dei libri.
«Comportamento criminale»: così è stato definito l'incendio dell'Istituto dall'Associazione Egiziana di Studi Storici (Ehsa) per il danno incalcolabile a documenti rari, manoscritti e mappe storiche che erano là custodite. L'Associazione ha anche sollecitato le autorità responsabili a fare in modo che episodi della stessa gravità non possano ripetersi per altre istituzioni storiche egiziane. L'Istituto è diviso in quattro sezioni fondamentali: matematica, fisica, economia politica e letteratura, e arti. Già durante il primo periodo della rivoluzione del 25 gennaio un episodio mai chiarito - e sul quale le indagini non avrebbero ancora dato risultati certi - aveva riguardato furti nel Museo Egizio, sul lato nord di Piazza Tahrir, compiuti da persone che si sarebbero introdotte nell'edificio dal tetto. Parte dei reperti rubati sono stati recuperati nei mesi successivi, ma sull' episodio è sempre rimasto il dubbio che i ladri fossero stati favoriti da inspiegabili lacune nei sistemi di sorveglianza.
Il caso dell'Istituto d'Egitto è purtroppo simile. È difficile infatti giustificare l'assenza di interventi tempestivi dei vigili del fuoco per spegnere l'incendio: appiccato in circostanze assai poco convincenti e sulla cui responsabilità c'è il solito ed assurdo scaricabarile tra manifestanti e militari.
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