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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2011 alle ore 15:15.

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La curva dei tifosi dell'Atalanta (Ansa)La curva dei tifosi dell'Atalanta (Ansa)

Lunedì mattina a colazione nella settimana che porta al Natale, pane e manette. Ma si può? No, non si potrebbe, ma si fa. Secondo atto annunciato della storia estiva del calcio scommesse in tempo di crisi. Anzi, forse proprio un po' figlio di questo, come alla fine degli anni Settanta quando si parlava di scala mobile e si girava con le targhe alterne.

Magari Vico, ovunque si trovi, si stia facendo una risatina. Noi no, anche perché la condanna immediata e senza processo è alle letture natalizie di verbali di intercettazioni, di racconti miserabili di poveri ricchi. Stavolta Cristiano Doni è finito al gabbio, dato che i magistrati di Cremona temevano il rischio di inquinamento delle prove. Anche in questo caso storie di bassissima lega, di schede telefoniche rumene usate per comunicare porcherie su partite da aggiustare, di tentativi di modificare con un computer la password di un I-Phone sequestrato in estate a tale Nicola Santoni, preparatore atletico del Ravenna e compagno di merende perverse di CriCri.

Che i tifosi dell'Atalanta si sono affrettati a cospargere dell'incenso della loro fede: "Giù le mani dal capitano", scrivono sui siti. È proprio vero che l'amore è cieco e qualche volta anche insensato oltre il ragionevole dubbio. Come se non bastassero sei punti di penalizzazione che hanno costretto la meravigliosa Atalanta di Colantuono ad ammazzarsi di fatica in autunno: ma chi se ne frega della rivelazione del campionato, di German Denis che è un mostro da un gol a partita. Le lacrime sono di dolore per l'ex capitano che – dicono i giudici – usava quella maglia e quella fascia per combinare le partite.

A far compagnia a Doni in gattabuia altri pesci piccoli del calcio, compreso Gigi Sartor, terzino faccia da schiaffi già di Parma, Vicenza, Inter e Roma. Compreso tale Alessandro Zamperini ex giocatore da sottobosco, che il mese scorso ha avvicinato un collega del Gubbio (terzultimo in B) dicendogli più o meno così: "Qui ci sono 200mila euro in contanti: hai voglia di aggiustare la partita di Coppa Italia con il Cesena?". La risposta è stata un rifiuto e una denuncia per tentativo di corruzione che, immaginiamo, sia stata una molla decisiva delle manette di stamattina. In questo preciso momento non si conosce l'identità di questo calciatore del Gubbio, ma aspettiamo fiduciosi per alzarci in piedi e applaudire a scena aperta, magari lanciando un fiore per una persona onesta, forse impaurita dai colpi di rastrello estivi, ma onesta.

Certo che il mese di Natale non è stato un granchè. Storditi dai ritmi ossessivi delle partite, una dose a sera iniettata ai tossicodipendenti del calcio, che magari prima o poi si ripuliranno e si decideranno a spegnere la televisione. Rovesceranno il ridicolo tavolo della pace, perché un incontro molto mediatico non può cambiare la testa delle persone. E capiranno che a quella guerra di religione che è diventato il football, con i suoi sicari che provano a uccidere le partite con le valigette di denaro, è preferibile la pace di un tavolo al quale sedersi per cenare senza fretta. Fischio d'inizio 20.45.

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