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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2011 alle ore 14:35.

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Marco Venturi (Imagoeconomica)Marco Venturi (Imagoeconomica)

La liberalizzazione contenuta nella manovra non farà altro che aggravare la crisi già pesante dei piccoli commercianti. Portando un peggioramento dei fatturati del settore che, di qui al 2015, è misurabile in circa 4 miliardi di euro. Lo sostiene Confesercenti che, questa mattina a Roma, ha convocato un incontro per fare il punto sull'impatto del decreto "Salva Italia". E sulle contromosse che, di qui ai prossimi giorni, l'associazione prenderà per fare muro contro la liberalizzazione degli orari e delle autorizzazioni all'apertura di nuovi esercizi.

L'impatto
L'analisi di Confesercenti parte dai numeri. La crisi ha già ridotto all'osso i consumi delle famiglie, portando una contrazione delle vendite presso i piccoli esercenti che l'associazione stima nel 16,6% in meno dal 2006 fino all'estate del 2011. Una sofferenza, peraltro, rilevabile anche nella grande distribuzione organizzata, che nello stesso periodo ha fatto registrare un calo del 7,2 per cento. Questa situazione, combinata all'impatto delle misure di liberalizzazione e all'aumento dell'Iva, porterà nei prossimi anni una vera catastrofe nelle Pmi del commercio. Con l'attuale legislazione, fino al 2015, Confesercenti prevede la chiusura di 76mila esercizi commerciali. Con un effetto a catena che porterà 190mila occupati in meno e una perdita di 4 miliardi di fatturato.

Venturi: la manovra aiuta la Gdo
Secondo il presidente dell'associazione, Marco Venturi, questo calo va considerato alla luce di quanto accaduto fino ad oggi al settore: «Questa ulteriore contrazione arriva dopo sei anni, tra il 2005 e il 2011, nei quali abbiamo perso 100mila imprese. Tutti gli altri settori, invece, in questo periodo hanno fatto registrare un saldo positivo». Secondo Venturi, la manovra favorisce la Gdo a scapito dei piccoli esercenti, ma non avrà nessun impatto sull'economia reale. «Aprendo di domenica e di notte non si ottiene l'effetto di aumentare i consumi. Semplicemente, vengono colpiti i piccoli negozi che sono già allo stremo. Pensiamo al settore alimentare: ormai i piccoli esercenti sono quasi completamente scomparsi. Assisteremo sempre di più alla desertificazione delle aree urbane a favore dei centri commerciali in periferia».

Bussoni: chiediamo alle Regioni di impugnare la norma
L'inutilità della liberalizzazione sarebbe provata da quanto accaduto in passato. Parla Mauro Bussoni, vicedirettore generale di Confesercenti: «Negli anni scorsi le edicole sono state accusate di essere il motivo del calo delle vendite della carta stampata. Abbiamo accettato il raddoppio del numero di punti vendita, ma i giornali continuano a soffrire». Concretamente, l'associazione si sta attivando per arrivare all'impugnazione della manovra. «Chiederemo alla Conferenza delle Regioni di invocare l'incostituzionalità della norma – spiega Bussoni -. Il titolo V, infatti, attribuisce alle Regioni la competenza in tema di commercio: lo Stato non può avocarla a sé in questo modo».

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