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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2011 alle ore 12:45.

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La ndrangheta si infiltra nella ricostruzione dell'Aquila. Arrestati quattro imprenditoriLa ndrangheta si infiltra nella ricostruzione dell'Aquila. Arrestati quattro imprenditori


All'Aquila le scosse di terremoto continuano. Questa volta non provengono dal sottosuolo ma dagli uffici della Procura distrettuale antimafia che oggi ha arrestato quattro imprenditori, di cui tre di origine calabrese, che hanno fornito un contributo rilevante al rafforzamento in provincia della cosca mafiosa Caridi-Zincato-Borghetto collegata alla potentissima cosca Libri di Reggio Calabria. Ai quattro viene contestato il reato di concorso esterno in associazione di stampo mafioso. Si sarebbero infiltrati nella ricostruzione post terremoto: appalti privati, per la precisione, per loro natura senza evidenza pubblica e senza certificati antimafia.

L'operazione – denominata Lypas da una delle imprese edili riconducibili all'organizzazione criminale – è stata condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria (Gico) della Guardia di Finanza e dalla Sezione criminalità organizzata della Squadra Mobile dell'Aquila. Le indagini coordinate dal Procuratore della Repubblica Alfredo Rossini e dal sostituto Fabio Picuti, sono partite nell'ottobre del 2009. Le investigazioni della Squadra Mobile si sono sviluppate attraverso l'intercettazione di numerosissime utenze cellulari e l'ascolto di ore ed ore di conversazioni ambientali. A maggio 2010 è stato anche ripreso l'incontro, in un albergo dell'Aquila, fra gli arrestati e alcuni componenti della cosca reggina.

Le fasi successive dell'indagine hanno permesso di definire le modalità attraverso le quali la cosca di ‘ndrangheta reggina ha tentato di penetrare nel territorio aquilano. Le successive investigazioni economico-finanziarie, mediante accertamenti bancari, indagini patrimoniali e riscontri documentali, hanno integrato e ampliato le indagini. È emerso che Santo Giovanni Caridi, referente della cosca reggina, già arrestato pochi mesi fa nell'ambito dell'operazione "Alta tensione" della Dda di Reggio Calabria, si è inserito nei lavori di ricostruzione degli immobili privati tramite un imprenditore aquilano già presente nell'ambito del post-terremoto e grazie alla mediazione di tre soggetti calabresi. I quattro, che operavano tutti sul territorio aquilano, hanno sostanzialmente fornito un concreto supporto logistico alla penetrazione economica della cosca, intermediando per l'acquisto di quota parte del capitale sociale di una società interessata ai lavori post-terremoto, utilizzando le maestranze indicate dagli affiliati del sodalizio calabrese e usufruendo di imprese riconducibili alla cosca reggina.

Fiamme Gialle e Polizia hanno sottoposto a sequestro le quote sociali di quattro società, oltre a 8 automezzi, 5 immobili e 25 rapporti bancari, tutti riconducibili agli indagati e alle loro attività commerciali, per un valore complessivo di oltre un milione.

http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

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