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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2011 alle ore 13:07.

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Papa Benedetto XVI durante la preghiera dell'Angelus di ieri (Reuters)Papa Benedetto XVI durante la preghiera dell'Angelus di ieri (Reuters)

«Alla fine dell'anno, l'Europa si trova in una crisi economica e finanziaria che, in ultima analisi, si fonda sulla crisi etica che minaccia il Vecchio Continente». Ne è convinto papa Benedetto XVI, che ha pronunciato oggi in Vaticano il consueto (e sempre importante) discorso alla curia romana in occasione degli auguri di Natale. «Anche se valori come la solidarietà, l'impegno per gli altri, la responsabilità per i poveri e i sofferenti sono in gran parte indiscussi, manca spesso la forza motivante, capace di indurre il singolo e i grandi gruppi sociali a rinunce e sacrifici», ha precisato il pontefice. «La conoscenza e la volontà - ha spiegato infatti Benedetto XVI - non vanno necessariamente di pari passo. La volontà che difende l'interesse personale oscura la conoscenza e la conoscenza indebolita non è in grado di rinfrancare la volontà. Perciò, da questa crisi emergono domande molto fondamentali: dove è la luce che possa illuminare la nostra conoscenza non soltanto di idee generali, ma di imperativi concreti? Dove è la forza che solleva in alto la nostra volontà? Sono domande alle quali il nostro annuncio del Vangelo, la nuova evangelizzazione, deve rispondere, affinché il messaggio diventi avvenimento, l'annuncio diventi vita».

Benedetto XVI ha avuto parole anche per la situazione della Chiesa in Europa, «in crisi perchè è in crisi la fede». «Se ad essa non troviamo una risposta - ha proseguito il papa - se la fede non riprende vitalità, diventando una profonda convinzione e una forza reale grazie all'incontro con Gesù Cristo, tutte le altre riforme della Chiesa rimarranno inefficaci».

Per il pontefice sono l'Africa e la vitalità dei giovani alla Giornata mondiale della Gioventù, la «medicina contro la stanchezza del credere» che c'è in Europa. «L'incontro in Africa con la gioiosa passione per la fede è stato un grande incoraggiamento», ha sottolineato Ratzinger, ricordando la visita in Benin. «Lì non si percepiva alcun cenno di quella stanchezza della fede, tra noi così diffusa, niente di quel tedio dell'essere cristiani da noi sempre nuovamente percepibile. Con tutti i problemi, tutte le sofferenze e pene che certamente proprio in Africa vi sono, si sperimentava tuttavia sempre la gioia di essere cristiani, l'essere sostenuti dalla felicità interiore di conoscere Cristo e di appartenere alla sua Chiesa. Da questa gioia nascono anche le energie per servire Cristo nelle situazioni opprimenti di sofferenza umana, per mettersi a sua disposizione, senza ripiegarsi sul proprio benessere». Una medicina contro la stanchezza del credere - ha aggiunto Benedetto XVI - «è stata anche la magnifica esperienza della Giornata mondiale della Gioventù a Madrid. È stata una nuova evangelizzazione vissuta». «Sempre più chiaramente si delinea nelle Giornate - ha concluso, compiaciuto, il papa, un modo nuovo, ringiovanito, dell'essere cristiani». (M. Do.)

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