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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2011 alle ore 06:37.

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FRANCOFORTE. Dal nostro inviato
La Banca centrale europea ha fornito ieri a 523 banche liquidità a tre anni per 489 miliardi di euro. Sia l'importo, molto superiore alla media delle aspettative di mercato, sia la durata dell'operazione sono senza precedenti, nel tentativo di allentare le tensioni sul sistema finanziario e arginare una stretta creditizia che potrebbe aggravare la recessione già in corso nell'Eurozona. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha ricordato nei giorni scorsi come l'80% circa del credito all'economia in Europa venga dalle banche.
Il grosso dei finanziamenti dovrebbe essere andato a banche dei Paesi del Sud Europa, che incontrano le maggiori difficoltà a finanziarsi sul mercato: secondo fonti del settore, le banche italiane avrebbero ottenuto circa 110 miliardi di euro, poco meno di un quarto del totale, e quelle spagnole una cifra fra i 50 e i 100 miliardi. Si tratta delle banche che hanno sofferto maggiormente di problemi di raccolta, per la chiusura del mercato monetario Usa, l'impossibilità di emettere obbligazioni e la quasi totale paralisi dell'interbancario. Una parte dell'operazione di ieri sarebbe andata però anche a banche che non ne avevano strettamente bisogno, ma che sono state discretamente sollecitate a partecipare dalla Bce e dalle banche centrali nazionali per evitare che l'adesione all'asta portasse con sé un "marchio" negativo.
Di fatto, il prestito ottenuto dalla Bce consente agli istituti di credito di prefinanziare circa i due terzi del loro debito in scadenza nel 2012, secondo gli analisti di Goldman Sachs. Un calcolo della Banca d'Inghilterra stima che le banche europee debbano finanziare nel 2012 oltre 600 miliardi di euro. Secondo altre stime, la cifra supera i 700 miliardi. La metà circa di questo debito è in scadenza nei primi mesi dell'anno. Il tasso sarà la media del tasso di riferimento dei prossimi tre anni: oggi all'1%, potrebbe scendere se la Bce decidesse di tagliare ancora per contrastare la recessione.
L'offerta illimitata, che era stata annunciata da Draghi all'inizio del mese (e che verrà seguita da un'operazione analoga a fine febbraio), porta alle banche liquidità addizionale netta stimata da fonti di mercato attorno ai 200 miliardi di euro e l'importo lordo, secondo calcoli di Morgan Stanley, vicino ai mille miliardi di euro. Allunga anche di otto volte la scadenza media del finanziamento della Bce al sistema, da 2,5 mesi prima dell'asta di ieri a circa 21 mesi, di fatto mettendo al riparo le banche europee dal rischio di liquidità almeno per tutto il 2012. Draghi aveva sottolineato nei giorni scorsi l'aspettativa di «significative limitazioni alla raccolta» per tutto l'anno prossimo. Alcuni economisti temono però che un numero crescente di banche stia diventando sempre più dipendente dalla Bce.
Le banche sono state anche allettate, oltre che dall'ampliamento del collaterale consegnabile, dalla possibilità di ripagare i fondi dopo un anno, nel caso di un miglioramento delle condizioni di mercato, che per ora è difficile intravedere. Diversi analisti rilevano come l'operazione effettuata ieri dalla Bce e quella del febbraio prossimo aiuteranno la situazione delle banche, ma difficilmente elimineranno la sfiducia che gli istituti di credito hanno mostrato negli ultimi mesi gli uni per gli altri e che ha bloccato l'interbancario, almeno fino a quando non sarà avviata a soluzione la crisi del debito sovrano dell'Eurozona. Le banche hanno infatti pesanti portafogli di titoli di Stato, che hanno cercato di alleggerire, soprattutto nell'ultimo trimestre.
Le banche hanno spostato sulla nuova operazione 45 miliardi di euro ottenuti all'asta a un anno di ottobre e, in concomitanza con il rifinanziamento a 3 anni, ridotto nettamente le cifre richieste nelle operazioni a 3 mesi e una settimana.
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