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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2011 alle ore 13:56.
Sono salite ad almeno 57 le persone uccise in una serie di attentati dinamitardi compiuti stamane a Baghdad, secondo la televisione panaraba Al Jazira, che cita fonti del ministero della Salute. Le esplosioni sono state molte nell'arco di due ore.
Il bilancio complessivo degli attentati in serie a Baghdad, da dieci a quattordici esplosioni pressocché simultanee, una delle quali provocata da un kamikaze, è di almeno 57 persone uccise e altre 179: lo ha reso noto Ziad Tariq, portavoce del ministero della Sanità, citato dall'emittente televisiva satellitare al-Arabiya.
Nel cuore della capitale sono stati teatro degli attacchi i quartieri di Allawi, Bab al-Muatham e Karrada; al nord quelli di Adhamiyah, Shouala e al-Shab, a est Jadriyah, a ovest al-Ghazaliyah, e al sud al-Amil e Doura. Tutte le aree sono accomunate dalla prevalenza di abitanti di confessione sciita. La strage più pesante si è registrata in centro, con non meno di diciotto morti di cui cinque soltanto nella zona commerciale di Karrada, dove è saltata in aria un'auto-bomba.
Gli attentati odierni sono i peggiori nel Paese arabo dal 15 agosto scorso, un'ondata di esplosioni in diciassette diverse città irachene provocò 74 morti e oltre duecento feriti. Coincidono inoltre con la grave crisi politica in corso in Iraq, dove un ordine di arresto è stato spiccato nei confronti di uno dei due vice presidenti, il sunnita Tareq al-Hashemi, per presunte attività terroristiche: avrebbe avuto ai suoi ordini uno 'squadrone della mortè. Il premier Nouri al-Maliki, sciita moderato, ha ingiunto al governo autonomo del Kurdistan di consegnare Hashemi alle autorità centrali, e ha inoltre chiesto le dimissioni di uno dei suoi vice, Saleh al-Mutlak, anch'egli di confessione sciita e appartenente al cartello 'Iraqiyà, lo stesso del vicepresidente finito nell'occhio del ciclone: la colpa di Mutlak è l'aver definito il governo di unità nazionale a guida sciita una «dittatura».
Iraqiya dal canto suo ha intrapreso il boicottaggio dei lavori parlamentari e governativi, inducendo il primo ministro a minacciare di sostituire i membri del proprio gabinetto che fanno capo a tale partito. Il tutto a nemmeno una settimana dalla partenza delle ultime truppe americane dopo nove anni.
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