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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2011 alle ore 06:40.

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ROMA
Per un presidente della Provincia che abbandona il seggio a Montecitorio ci sono due sindaci che restano al loro posto a Palazzo Madama. È il copione sui generis che è andato in scena ieri, a distanza di qualche ora, in entrambi i rami del Parlamento. Con la Camera che ha accolto le dimissioni del leghista Ettore Pirovano e la Giunta per le elezioni del Senato che ha salvato il doppio incarico dei pidiellini Antonio Azzollini e Vincenzo Nespoli. Giudicando applicabile solo dalla prossima legislatura la "stretta" sancita due mesi fa dalla Consulta. Tutto ciò tra le proteste di Pd e Idv.
Se il tema è lo stesso, l'incompatibilità tra un incarico parlamentare e la guida di un ente locale, opposte si sono dimostrate le scelte delle due Camere. In mattinata l'assemblea di Montecitorio, con 360 voti a favore, 118 contrari e 3 astenuti, ha permesso al lumbard Pirovano di fare solo il presidente della Provincia di Bergamo lasciando lo scranno di deputato al suo collega di partito Fabio Meroni.
Poco dopo la Giunta per le elezioni di palazzo Madama ha invece votato contro l'incompatibilità tra le cariche di senatore e di sindaco, nonostante una pronuncia della Corte costituzionale vieti il cumulo delle poltrone quando si amministra un Comune con più di 20mila abitanti. Di conseguenza, i senatori Azzollini e Nespoli potranno restare sindaci, rispettivamente, di Molfetta e Afragola.
La sentenza in questione è la n. 277/2011 (su cui si veda Il Sole 24 Ore del 22 ottobre scorso) con cui la Consulta – chiamata a pronunciarsi su una legge del 1953 che impediva ai sindaci di candidarsi al Parlamento ma consentiva la trafila opposta – ha messo fine alla possibilità di indossare contemporaneamente la giacca da onorevole e la fascia tricolore da sindaco nei municipi con oltre 20mila abitanti. Tanto più che la manovra-bis di Ferragosto (Dl 138/2011) ha stabilito l'incompatibilità, dal prossimo mandato, tra il ruolo di parlamentare o ministro e quello di amministratore dei municipi con più di 5mila abitanti.
Di tutto ciò non ha tenuto conto la Giunta per le elezioni di Palazzo Madama che ha deciso di non adeguarsi ai principi stabiliti dai giudici costituzionali. Lega e Pdl hanno infatti accolto la proposta del pidiellino Alberto Balboni di applicare gli effetti di quella pronuncia solo a partire dalla prossima legislatura o per quei casi che si verificheranno da oggi in poi, in presenza cioè di un senatore che sarà eletto sindaco alle prossime amministrative.
La scelta ha mandato su tutte le furie l'opposizione. Idv e Pd hanno abbandonato i lavori per protesta. Incluso il presidente della Giunta, Marco Follini, che ha prima indetto il voto e subito dopo è uscito dall'Aula. «La vecchia maggioranza Pdl-Lega ha preso una decisione da "ancien regime"», ha spiegato l'esponente democratico che si è definito «sorpreso» nel vedere la Lega «attestata come un sol uomo a difesa della trincea dei sindaci di Afragola e Molfetta». Laddove un altro democrat, Francesco Sanna, ha fatto notare: «Ora abbiamo un diverso orientamento di Camera e Senato. Sarà possibile essere sindaco-senatore, ma non sindaco-deputato. Una cosa assurda».
Le parole di Sanna si riferiscono alla decisione presa dalla Giunta per le elezioni di Montecitorio che la settimana scorsa si era invece adeguata al parere della Consulta. Con effetto immediato sulle scelte di alcuni deputati: nei giorni scorsi, Nicola Cristaldi (Pdl) ha così preferito restare sindaco di Mazara del Vallo, mentre il leghista Luciano Dussin è tornato alla sua Castelfranco Veneto. Salvando peraltro il diritto al vitalizio secondo le vecchie regole ed evitando la stretta che partirà da gennaio, con l'estensione a tutti i membri e dipendenti delle due Camere del sistema di calcolo contributivo.
Sempre in tema di doppi incarichi va registrata la conclusione della vicenda di Piergiorgio Massidda. Il senatore del Pdl, noto alle cronache per essere uno dei pochi eletti in tutte le legislature della Seconda Repubblica, ha deciso ieri di lasciare Palazzo Madama. Da oggi sarà solo presidente dell'Autorità portuale di Cagliari.
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I DOPPI INCARICHI

La sentenza della Consulta
Intervenendo su una legge del 1953 che impediva ai sindaci di candidarsi al Parlamento ma nulla disponeva sulla trafila opposta, la Consulta con la sentenza 277/2011 ha stabilito l'incompatibilità tra l'incarico di parlamentare e quella di primo cittadino nei Comuni con oltre 20mila abitanti
La decisione delle Camere
La prima a esprimersi è stata la Giunta per le elezioni della Camera che il 14 dicembre si è adeguata alla pronuncia dei giudici costituzionali. Di diverso avviso la Giunta per le elezioni del Senato che ieri ha sancito il diritto dei senatori di cumulare, fino alla fine della legislatura, l'incarico con quello di sindaco

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