Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 23 dicembre 2011 alle ore 09:25.

My24
(AFP)(AFP)

«Le scommesse ippiche, che nel corso degli anni hanno contribuito e non poco allo sdoganamento della scommessa intesa come un gioco legale e pulito – prosegue il segretario generale Assi -, sono sempre più penalizzate da prelievi che sono molto più onerosi rispetto agli altri giochi. Tanto che a chi vende un tagliando valido per giocare sull'ippica converrebbe convertire la propria attività alla vendita di gratta e vinci. Ma non ha alcun senso. Perché la scommessa ippica è un gioco intelligente, ha bisogno di informazioni per prendere forma e costruirsi. Gli altri sono altra cosa. Eppure, questa è la situazione con la quale ci dobbiamo confrontare».

Fino al 1998, l'Unire/Assi aveva il monopolio sulle scommesse sportive che venivano prodotte all'interno del suo mondo. E poteva permettersi di raccogliere le risorse secondo passaggi consolidati e soprattutto efficaci. Poi, la svolta. Le scommesse passano nelle mani dell'Aams – Amministrazione autonoma monopoli di Stato – e le cose cambiano. Il comparto ippica organizza la "festa" che quindi viene capitalizzata da un ente centrale, che raccoglie le giocate. E decide a tutti gli effetti quali prelievi esercitare sui giochi che controlla.

«Era impensabile che l'ippica non venisse toccata dalla crisi economica che sta investendo tutto il mondo occidentale – ci tiene a far sapere Scaletta -, ma qui non si parla di ridurre l'attività e di rivedere programmi. Se non cambiano le cose, non potremmo far altro che tirare giù la serranda e mandare tutti a casa. Oggi viene a mancare la base per mantenere le persone, i cavalli e tutti coloro che lavorano in questo ambiente. Il settore rischia di scomparire, questa è la questione».

Si diceva, a rischiare grosso sono circa 50 mila famiglie in tutta Italia e 15 mila cavalli, che saranno presumibilmente mandati al macello per una cifra ridicola, pari a 300-400 euro l'uno. Manca il denaro e a farne le spese sono anche e soprattutto loro, i cavalli, che non hanno alcuna colpa e che scontano problemi che nascono da lontano.

«I prossimi passi? Fondamentalmente, due. Il primo in direzione dell'Aams, affinché i prelievi sulle scommesse ippiche vengano equiparati a quelle degli altri giochi "non intelligenti". Il secondo in direzione del ministero delle Politiche agricole, perché ragioni sulla possibilità di riconsiderare la cifra che verrà riconosciuta al comparto per il 2012. Quaranta milioni sono troppo pochi per continuare a tenere in piedi la nostra struttura». Il segretario dell'Assi traccia il percorso per salvare l'ippica italiana e spera in una risposta delle istituzioni. Che ad oggi non è ancora arrivata e chissà se mai arriverà. «Sa qual è il nostro problema? – conclude Scaletta -. La politica ci sottovaluta, non capisce a fondo le ragioni del nostro malessere. E facendo così mette a repentaglio l'esistenza di un settore che negli anni ha fatto tantissimo per le casse dello Stato».

Shopping24

Dai nostri archivi