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Questo articolo è stato pubblicato il 23 dicembre 2011 alle ore 16:36.

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Il deputato Alfonso Papa è tornato in libertà. I giudici della I sezione del Tribunale di Napoli, dove si sta celebrando il processo che lo vede unico imputato per l'inchiesta «P4», hanno accolto la richiesta degli avvocati, revocando la misura degli arresti domiciliari concessa nell'ottobre scorso.

Apprezzamento per la condotta processuale del politico
Non c'è pericolo che l'ex magistrato – accusato di una mezza dozzina di reati, dall'estorsione alla ricettazione, dalla concussione alla corruzione, all'utilizzo di schede telefoniche intestate a ignari cittadini – possa fuggire o inquinare le prove. Anzi, i giudici hanno espresso apprezzamento per la condotta processuale del politico, che ha trascorso quasi tre mesi di custodia cautelare nel carcere di Poggioreale, dopo il via libera della Camera al suo arresto nel luglio scorso.

Prossima udienza il 27 dicembre
La prossima udienza del procedimento – da cui è uscito, poche settimane fa, l'altro coindagato, Luigi Bisignani, con un patteggiamento «tombale» a 19 mesi di reclusione per tutti i capi di imputazione a lui contestati – si terrà il 27 dicembre. In quella occasione, con tutta probabilità, i giudici decideranno sulle richieste di citazione testi avanzate da accusa (pm Woodcock e Curcio) e difesa (avvocati D'Alise e Di Casola).

Nutrita la lista di testi
Particolarmente nutrita è la lista presentata dal parlamentare, che include molti politici e magistrati, tra cui l'ex procuratore generale di Napoli, Vincenzo Galgano, l'ex procuratore Agostino Cordova, l'ex capo degli ispettori di via Arenula, Arcibaldo Miller, recentemente dimessosi dall'incarico. E ancora: Gianni Letta, Nicola Cosentino (sulla cui testa pendono due richieste d'arresto per camorra), Denis Verdini, Mara Carfagna, Stefano Caldoro e Fulvio Martusciello.

Revocati gli arresti anche dal gip di Roma
Peraltro, giusto martedì scorso, il gip di Roma aveva revocato gli arresti domiciliari di propria competenza in relazione all'episodio di concussione per cui procede il Tribunale capitolino, ovvero l'accusa di aver intimorito l'imprenditore immobiliarista Vittorio Casale «rappresentandogli che sarebbe stato "fortemente attenzionato dalla Procura di Milano per la vicenda Bnl"», con il rischio addirittura di una richiesta d'arresto, per ottenere il pagamento, per due anni, di un canone mensile da 1.800 euro al mese di un appartamento in via Giulia, frequentato da Papa e da una sua amica.

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