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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2011 alle ore 08:14.

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NAPOLI
L'ex capo della Squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, è stato rinviato a giudizio dal gup Francesca Ferri per rivelazione di segreto, favoreggiamento, abuso d'ufficio e falso. Insieme a lui, sono finite sotto processo altre 17 persone, coinvolte a vario titolo nell'inchiesta "Megaride" sugli affari della camorra nel settore della ristorazione.
Pisani, in particolare, è accusato di aver omesso di indagare sulla provenienza dei capitali (illeciti, secondo la Procura) con cui la famiglia Iorio aveva realizzato in pochi anni, in Campania e in altre regioni d'Italia, una fortunatissima catena di pizzerie e fast-food. Risorse finanziarie ingentissime che sarebbero state garantite dai proventi del traffico di droga, delle estorsioni, dell'usura e del contrabbando gestiti dal boss Salvatore Lo Russo (oggi collaboratore di giustizia e confidente proprio di Pisani) e da Mario Potenza (in carcere, insieme al figlio Bruno).
Secondo la ricostruzione dei pm Sergio Amato ed Enrica Parascandolo, Pisani non solo avrebbe "garantito" una sorta di impunità agli Iorio, ma avrebbe addirittura rivelato a Marco Iorio, il più intraprendente tra gli imprenditori della famiglia, di essere finito al centro di un'inchiesta per riciclaggio, suggerendogli come modificare gli assetti societari e portare i soldi in Svizzera.
Negli atti giudiziari della Procura c'è scritto: «Le indagini hanno rivelato anche qualcosa di più grave, che attiene al comportamento tenuto proprio in relazione alle indagini in corso, da parte del dirigente della Mobile, il quale si è fortemente speso in difesa dell'amico Iorio, tenendo comportamenti decisamente contrari ai doveri connessi con l'alto ruolo ancora oggi rivestito. E mentre trasferiscono i soldi in Svizzera gli indagati cominciano anche a immaginare una strategia difensiva e - come rivelato dalle intercettazioni ambientali - si dovrebbe concretizzare nell'attribuzione delle quote occulte al nero accumulato negli anni per effetto di una mera evasione fiscale».
Tesi che Pisani (considerato dagli stessi magistrati uno dei migliori poliziotti italiani) ha sempre negato con energia, forte anche degli straordinari risultati investigativi raggiunti alla guida della Squadra mobile partenopea e, da ultimo, da dirigente dello Sco, come la cattura dei capi casalesi Antonio Iovine e Michele Zagaria. Per questo motivo, i suoi avvocati hanno chiesto e ottenuto di poter ascoltare 60mila intercettazioni agli atti dell'inchiesta (ritenute dalla Procura non utili alle indagini) alla ricerca di quelle prove che dimostrerebbero l'estraneità ai fatti del superpoliziotto.
Il processo comincerà il 24 gennaio prossimo davanti alla settima sezione del Tribunale collegio A. Il gup si è riservato la decisione sulle istanza di revoca delle misure cautelari tra cui quella del divieto di dimora a Napoli disposto a carico di Pisani che, in ogni caso, scadrà il prossimo 31 dicembre. Sull'ex capo della Squadra mobile, i magistrati hanno anche aperto un'indagine, ancora in fase preliminare, relativa a un'ipotesi di corruzione sulla base di dichiarazioni di Lo Russo, che per anni è stato suo confidente.

LE ACCUSE

I rapporti con gli Iorio
Pisani, in particolare, è accusato di aver omesso di indagare sulla provenienza dei capitali (illeciti, secondo la Procura) con cui la famiglia Iorio aveva realizzato in pochi anni, in Campania e in altre regioni d'Italia, una fortunatissima catena di pizzerie e fast-food.
Le rivelazioni sulle inchieste
Secondo i pm Pisani avrebbe rivelato a Marco Iorio, il più intraprendente tra gli imprenditori della famiglia, di essere finito al centro di un'inchiesta per riciclaggio, suggerendogli come modificare gli assetti societari e portare i soldi in Svizzera.

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