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Questo articolo è stato pubblicato il 27 dicembre 2011 alle ore 22:16.

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L'ultimo a legiferare è stato il Piemonte. Ma finora sono 14 le Regioni che hanno approvato l'abolizione dell'istituto del vitalizio (le pensioni per i consiglieri regionali). Chi tra gli enti regionali ancora non lo ha fatto ha calendarizzato per i prossimi giorni la discussione di disegni di legge sul tema. Il taglio dei vitalizi, però, non scatterà subito, ma a partire dalla prossima legislatura (per la gran parte delle Regioni nel 2015).

Tutto è partito dalla decisione assunta, il 27 ottobre scorso, dalla Conferenza delle assemblee regionali d'intesa con la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. In quella sede si è stabilito che le Regioni avrebbero abrogato i vitalizi ai consiglieri regionali, a partire dalla prossima legislatura, con proposte di legge da mettere a punto nel giro di sei mesi, dunque entro fine aprile (anche se alcune Regioni si erano già mosse, come il Trentino, da anni).

Il ministro per gli Affari Regionali, Piero Gnudi, non ha perso tempo e ha convocato per il prossimo 12 gennaio la prima seduta della commissione speciale paritetica Governo-Regioni-Enti locali per il rinnovamento delle istituzioni e il taglio dei costi della politica.

Le Regioni che hanno già approvato le leggi per il taglio dei vitalizi o previsto modifiche del regolamenti consiliari che prevedono l'abolizione degli assegni vitalizi dalla prossima legislatura, sono: il Friuli Venezia Giulia, l'Abruzzo, la Basilicata, l'Emilia Romagna, il Lazio, la Liguria, la Lombardia, le Marche, la Sardegna, la Toscana, il Trentino Alto Adige, l'Umbria, il Veneto e il Piemonte.

In alcuni casi i nuovi provvedimenti hanno suscitato feroci polemiche. Come nel Lazio perché, se la riforma scatterà soltanto dal 2015, da subito il vitalizio viene allargato e ne potranno beneficiare anche gli assessori esterni: 14 su 15. L'opposizione alla giunta guidata da Renata Polverini ha gridato allo scandalo.

Polemiche pure in Liguria nella giunta di centrosinsitra presieduta da Claudio Burlando. L'emendamento alla finanziaria regionale di alcuni consiglieri, che prevedeva il taglio degli assessori esterni, non è piaciuto al presidente della Regione. La questione ha rischiato di far saltare la giunta, ma poi la (quasi) crisi è stata ricomposta.

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