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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2011 alle ore 15:10.

Una tazza di tè verde a Teheran. Nella foto Mohsen Safaei Farahani (Reuters)Una tazza di tè verde a Teheran. Nella foto Mohsen Safaei Farahani (Reuters)

In questo anno tumultuoso di rivolte planetarie e di primavere arabe penso che la scintilla che ha provocato l'incendio del Medio Oriente sia scoccata con le proteste di massa per i brogli nel voto per le presidenziali del 12 giugno 2009 in Iran, una ribellione pacifica a cui seguì una brutale repressione dei Guardiani della rivoluzione di migliaia di giovani culminata con la morte registrata in video e diffusa via web il 20 giugno di Neda Agha Soltan, la studentessa di filosofia uccisa durante le manifestazioni a Teheran. Da quel momento il Medio Oriente non è stato più lo stesso e i leader dell'Onda verde, oggi sconfitti o costretti al silenzio o all'esilio, hanno posto le basi per il risveglio civile di quella parte del mondo.

Molti di quei valorosi protagonisti della miccia che ha scatenato le rivolte odierne sono oggi dimenticati perché il regime retto dalla Guida suprema Alì Khamenei ha saputo annientare, incarcerare e ridurre al silenzio le voci di dissenso.

Lo stesso giorno in cui Neda veniva uccisa Mohsen Safaei Farahani, membro del partito Mosharekat, la maggior forza progressista in Iran durante la presidenza di Khatami, veniva arrestato assieme a tutta l'intellighenzia riformista persiana. Safaei era stato deputato presso il Majlis, il parlamento iraniano dal 1999 al 2003 e presidente dell'Iran Football Federation dal 1998 al 2002. Subito dopo il voto presidenziale è stato arrestato per aver "ì«agito contro la sicurezza nazionale, aver fatto propaganda contro lo Stato, aver insultato dei funzionari pubblici e diffuso notizie false». Queste le quattro risibili e pretestuose accuse come sono state riportate dall'avvocato Hooshang Pour-Babai nel corso di una dichiarazione resa all'emittente statale iraniana nei giorni del processo.

Safaei Farahani è stato poi condannato a sei anni di carcere nel corso di quei maxi processi in puro stile staliniano per le prime due formulazioni e assolto dall'accusa di aver insultato i funzionari e aver diffuso falsità per mancanza di prove. Dopo qualche tempo è uscito per ragioni di salute dal tristemente famoso carcere di Evin a Teheran ma in seguito alla firma assieme ad altri esponenti dell'Onda verde di una lettera aperta contro le pratiche illegali della repressione e dopo aver ribadito che non avrebbe ritrattato quanto sottoscritto è dovuto tornare in prigione. Secondo la fonte Parlament News, Il 15 febbraio 2010, il suo avvocato ha annunciato di aver presentato appello contro la sentenza emessa alla 15esima corte rivoluzionaria che aveva condannato Mohsen Safaei Farahani a 6 anni di carcere. La corte d'appello in seguito ha ridotto questo verdetto a 5 anni di prigione.

Ora Safaei è ai margini della vita politica iraniana dilaniata da una lotta tutta interna al blocco conservatore e in un Paese nel mezzo di una dura crisi economica nonostante i 73 miliardi di dollari di ricavi petroliferi nel 2010, pari all'80% del suo export e a metà delle entrate dello Stato.

Quando nel maggio 2009 intervistai Mohsen Safaei Farahani nel suo ufficio luminoso a Teheran, davanti a un fumante piccolo bicchiere di tè aromatico mi disse che salvo brogli elettorali l'ala riformista avrebbe vinto le elezioni e Mir Houssein Moussavi, il candidato in testa nei sondaggi, sarebbe diventato il nuovo presidente. Il Paese si sarebbe aperto all'Occidente e i commerci e le relazioni culturali sarebbero ripresi con maggior intensità. Non è andata così, purtroppo per l'Iran e i suoi giovani, molti dei quali hanno perso la vita, sono stati incarcerati e altri sono stati costretti a riparare all'estero.

Oggi dopo essere stato per dodici giorni a marzo di quest'anno a piazza Tahrir nel centro del Cairo e aver discusso con i giovani che mi indicavano le foto di alcuni dei loro 800 compagni morti nella rivoluzione di febbraio, ho un solo auspicio. Tornare a Teheran in vista delle elezioni parlamentari per poter riprendere il discorso bruscamente interrotto con Mohsen Safaei Farahani da uomo e politico libero sul futuro del suo Paese. Magari davanti a una tazza fumante di tè verde come il movimento politico dell'Onda che ha cambiato il Medio Oriente.

Il prossimo 2 marzo ci saranno le elezioni parlamentari in Iran ma l'Onda verde ha annunciato attraverso la moglie di Medhi Karroubi, poiché il leader riformista è agli arresti domiciliari e non può parlare direttamente alla stampa come pure l'altro leader del movimento Mir Hussein Moussavi, l'intenzione di boicottare il voto delle elezioni parlamentari. La consultazione è la prima dopo quella delle presidenziali del 12 giugno 2009 che ha provocato le accuse di brogli, le rivolte di massa e la consegunte repressione dei Pasdaran. La decisione dell'Onda verde, la prima di questo genere, in Iran, ha creato una nuova frattura all'interno del regime iraniano già sotto pressione per le sanzioni economiche occidentali.

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